Recensione: Eredi Boggiano – Legami di sangue e lacrime
Eredi Boggiano
di Cristiano Berti
Quodlibet Editore
Era il 1860, anno in cui il condottiero delle camicie rosse Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II s’incontrano a Teano e l’eroe dei due mondi una volta ceduto le sue conquiste al sovrano si ritira a Caprera.
Lo stesso anno a Trinidad di Cuba muore Antonio Boggiano.
Di lui a Trinidad resta nella chiesa più importante della città un bell’altare di marmo.
E i suoi eredi.
I suoi eredi legittimi e naturali e… gli altri.
Paco Boggiano è uno di essi, affitta sedie a bianchi e neri in piazza Céspedes, è il 1933 e Paco è un mulatto. Come si arriva da Antonio a Paco?
“Si monumentum requiris, circumspice”, Se cerchi il suo monumento, guardati intorno, è scritto sulla prima pagina del libro, e l’artista/autore si è “guardato intorno” per ricostruire la lunga storia degli eredi Boggiano. Parte proprio da Paco e dagli eventi della calda estate del 1933 a Trinidad, dopo la caduta del regime, per ripercorrere al contrario la storia.
Così, a ritroso, Berti scava tra documenti, articoli di giornali, archivi, foto e ricostruisce i legami. Legami di sangue, e lacrime.
Antonio Boggiano era nato a Savona nel 1778, giovanissimo cerca fortuna a Cuba, commerciante, si dedica ad acquisti di imbarcazioni e compravendita di merci. Il tutto con fortune alterne legate anche alle crisi e alle continue guerre di quegli anni.
Nel 1806 Boggiano investe in terra da coltivare, è il primo seme da cui germoglierà il grande albero degli eredi Boggiano. Convertita la terra in un cafetal, Antonio diviene un “Amo”, un padrone di schiavi. Cristiano Berti intreccia dunque le storie di Boggiano e quelle delle persone che egli possedette come schiavi.
I suoi schiavi, quasi tutti provenienti dalle terre dell’Africa, portati via a forza, prendono, come consuetudine, per secondo cognome, quello del loro padrone.
Gli eredi Boggiani sono dunque i discendenti di tutti quegli schiavi che non sono passati a padroni successivi, ma che sono riusciti a diventare uomini liberi, hanno pagato il prezzo della loro libertà e hanno conservato questo cognome che si trasforma da marchio di oppressione a segno identitario.
Perchè secondo le leggi spagnole cui era assoggettata Cuba, il costo della libertà era una cifra stabilita e una volta pagata ti rendeva un “uomo libero”.
Il racconto della trasmissione del cognome da padre in figlio, da madre in figlio, è minuzioso e maniacale, sembra quasi un ritornello infinito fatto di nomi e date, battesimi e matrimoni… tra essi, il dolore della schiavitù, il dramma dei popoli d’Africa, il suicidio visto come unica via per tornare alla propria terra in forma di anima, di spirito…
Malinconia. Il libro, travestito da saggio, come l’artista si traveste da storico, è breve, ed è avvolto tutto da questo sentimento agrodolce. La malinconia di coloro che sono strappati alla propria terra, posseduti come schiavi, quella che li avvolge mentre piantano il caffè, quella che tinge tutti i ricordi personali di Boggiano, la prima moglie morta giovanissima, i figli morti bambini, il naufragio del secondo matrimonio.
Pur riconoscendo il valore storico del libro, si fa fatica a non empatizzare con i personaggi, viene a mancare il distacco, la giusta distanza per catalogare i fatti storici. Scritto con un linguaggio preziosissimo alternato alla scansione del tempo di taglio cinematografico, lo sguardo dell’autore compassionevole e appassionato illumina tutti i passaggi oscuri, o comunque in ombra, dà valore a ogni singola creatura che incontra anche per poche righe negli archivi e nei documenti.
La storia minima, delle piccole cose, fallimenti aziendali, matrimoni tra consanguinei, tradimenti coniugali, si intreccia con la grande storia, la quale per una volta cede le armi e fa quasi da contorno ai piccoli, futuli, importantissimi dettagli della vita degli eredi Boggiano.
Personaggi come Cavour o Garibaldi sono semplici comparse.
Protagonisti sono loro, i Boggiano, una moltitudine variopinta, che porta sulla propria pelle il racconto di infiniti intrecci umani, di infinite sfumature di colore.
Una lettura, quella di questo libro, in grado di aprire mondi e spazi temporali con una manciata di parole.
Consigliato per chi è in cerca di una storia intensa, ricca di contrasti e con una bella dose di inquietudine e un’importante “morale”.
Guardatevi attentamente allo specchio, forse il vostro passato è in agguato in una piega del sorriso o in una fossetta su una guancia, o nel taglio esotico degli occhi.
Perchè la storia degli eredi Boggiano è in fondo la storia eterna di noi tutti.
Ma questo libro è ancora altro, fa parte del secondo dei Cicli futili, una serie di opere ibride nella quale l’autore scopre affinità e distanze tra ricerca storica e ricerca artistica.
Ci sono voluti cinque anni di ricerche per dare forma a Eredi Boggiano. L’autore scopre l’esistenza di Antonio Boggiano lavorando al libro Gaggini. Le Alpi e il Tropico del Cancro (Quodlibet, 2017), Boggiano è un intermediario nella commissione allo scultore di due fontane per la città dell’Avana.
Il libro si chiude con una conversazione tra il critico d’arte Seph Rodney e lo stesso autore:
“Trovo prezioso che tu abbia rivelato questa segreta storia di imprenditorialità, viaggi, sfruttamento, schiavismo, ambizione, mescolanza di etnie e culture, inesausta ricerca di auto-determinazione. Ti sei chiesto cosa farne, e hai risposto da ricercatore desideroso di dare alla storia una forma leggibile e comprensibile per il pubblico. E ti sei chiesto cosa farne come artista, districando fili nascosti e curiosi della storia dei Boggiano per vederli caricarsi di significato sul piano di una azione creativa”.
Il progetto completo intitolato Cicli futili Boggiano, prevede due altre opere: un’installazione parietale formata da due grandi alberi genealogici al cui apice stanno persone nate in Africa diramandosi poi attraverso matrimoni avvenuti nella prima metà dell’Ottocento e un video in cui alcune storie raccolte dall’autore nella zona in cui si trovava un tempo la piantagione di caffè di Antonio Boggiano intersecano la conversazione con una famiglia di Boggiano afrocubani. La presentazione al pubblico di queste due altre opere è prevista per il 2023.
https://www.cristianoberti.it/