Recensione: "Ed è già estate", un romanzo familiare tutto al femminile Recensione: "Ed è già estate", un romanzo familiare tutto al femminile

Recensione: “Ed è già estate”, un romanzo familiare tutto al femminile

Recensione: "Ed è già estate", un romanzo familiare tutto al femminile Recensione: "Ed è già estate", un romanzo familiare tutto al femminile“Ho smesso di pregare ho bisticciato con Dio.

Perché? Perché tutto questo? Perché mamma è stata infelice? Perché la sua vecchiaia è indignata? Perché non sa amarmi? Perché mi pento di amarla? Perché sono ammalata e non ho la forza di aiutarla? Perché amarla è difficile? Perché?”.

I comportamenti di alcune donne, soprattutto nell’ambito delle relazioni sentimentali, sono autolesionistici, improntati alla sofferenza. Spesso a livello cosciente desiderano vivere una vita serena, appagante, ma inconsciamente ricercano poi proprio quelle esperienze o persone con cui è impossibile realizzare tutto questo. La ricerca inconscia di sofferenze e umiliazioni molto spesso ripete compulsivamente un copione relazionale passato, vicende traumatiche infantili, deprivazione affettiva, nel tentativo di modificarne il doloroso vissuto, ma anche perché è l’unica realtà possibile per loro, l’unico tipo di relazione che conoscono. Questo libro, attraverso le pagine del diario di una madre e di una figlia, ci svela tutta la forza potente, creativa, appassionata, ancestrale nascosta in ogni donna.

In Ed è già estate (Arkadia Edizioni) si scandaglia, pagina dopo pagina, la più intima vitalità racchiusa nell’animo femminile e rimasta in gran parte soffocata, domata, incanalata in stereotipi rigidi dove i suoi cicli naturali sono diventati ritmi innaturali.

Il rapporto madre/figlia è una delle relazioni più complesse e rimarrà centrale nel romanzo attraverso tre generazioni.

Esiste un piano segreto, inquietante e nascosto, quello che Freud chiama realtà psichica, in cui risiedono le cognizioni e i fantasmi in grado di muovere le parti più profonde (e rilevanti per noi), tanto quanto la realtà empirica nella quale si svolge la nostra esistenza. Tra inconscio e principio di realtà si pone un altro livello di esperienza conoscitiva che è la sfera dell’immaginario e dei sogni ad occhi aperti.

Il racconto della propria storia nasce dalla tessitura di molte e differenti trame in cui si intrecciano aspetti che a volte abbiamo immaginato insieme ad altri che sono realmente accaduti. Freud parla di “romanzo familiare” per definire lo spazio e la forma in cui ciascuno racconta la propria storia. In questo luogo, sospeso tra desideri e realtà, il romanzo Ed è già estate ondeggia proiettando spinte inconsce, desideri, ricordi e fantasie. Proprio in questo spazio di transizione si colloca il rapporto madre-figlia; è lo spazio dove risiedono e risuonano gli affetti di cui talvolta siamo consapevoli e altre volte no. Nel caso di un conflitto di cui non c’è consapevolezza, accade che esso non venga cancellato, ma rimosso e come chiuso a chiave: questo materiale resta silente e spesso, a distanza di tempo, inconsapevolmente e inaspettatamente, può prendere forma espressiva e manifestarsi in un romanzo.

Romanzo che per l’autrice è un luogo privilegiato dove far emergere i sentimenti della figlia per la madre e la percezione di Sé della figlia. In esso viene evidenziata la permanenza della relazione madre-figlia nel tempo, anche quando le madri invecchiano o muoiono e le figlie diventano adulte.

Da una parte, resta l’attesa magica di un risarcimento da parte della madre, quando saprà decodificare e rispondere alla domanda di amore della figlia, la cui aspettativa sembrerebbe rispecchiare il desiderio primario di saturazione della domanda di “tutto” che ogni figlia rivolge alla madre e che continua a rimpiangere per non aver sperimentato.

Assegna così alla madre risvolti di onnipotenza struggente e irrealistica.

Dall’altra, la figlia riflette in modo retrospettivo su questo rapporto che si rivela fondamentale in prospettiva transgenerazionale, nel frattempo… è già estate.

Michela Capone, nata nel 1961, vive e lavora a Cagliari. È sposata e madre di tre figli. Laureata in Giurisprudenza, è entrata in magistratura nel 1987 e attualmente è giudice presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari.

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