Recensione: Due vele triangolari - La storia dà torto e dà ragione Recensione: Due vele triangolari - La storia dà torto e dà ragione

Recensione: Due vele triangolari – La storia dà torto e dà ragione

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Recensione Due vele triangolari La storia dà torto e dà ragione

Due vele triangolari
di Alessandro Fiesoli
GFE Edizioni

È fresco di stampa l’ultimo romanzo di Alessandro Fiesoli, uscito nel mese di luglio 2024 e pubblicato da GEF, casa editrice indipendente con sede a Roma. Si tratta di un libro ricco di spunti, una sorta di scatola cinese delle storie, che escono una via l’altra, con persone e paesaggi che si sovrappongono e si contengono a vicenda. Infatti, se i protagonisti animano gli intrecci, i luoghi ne accompagnano le emozioni.

Il mare del golfo è uno scherzo, è un gioco. Di là dal canale è come oceano. Le onde sono vere; lungo la spiaggia del Parco di Rimigliano, non si toccava già a cinque metri dalla riva. Subito forti, le correnti sfidavano qualsiasi buon nuotatore. Quando entravo in acqua non mi allontanavo più di qualche metro. Baratti e l’insenatura rivolta a nord ovest rappresentano l’ultima propaggine di mare per le famiglie della costa. Il litorale fino a San Vincenzo è più selvaggio e pericoloso. Spesso in passato ho pensato che lì avrei potuto far perdere le tracce, seminare indizi per far credere di essere rimasto vittima di un bagno troppo avventato. Nei momenti più bui ho pensato anche ad altro.

L’attenzione che l’autore riserva a far vivere i luoghi, con una premura particolare per la Toscana costiera, mi è da stimolo per iniziare a parlare del libro a partire dalla copertina: un avvolgente blu che vira al piombo, striato di porpora, il profilo di un’isola (l’Isola D’Elba? Forse. Di sicuro una delle isole dell’arcipelago toscano), ammassi di cirri vagamente nottilucenti. Il mare appena più scuro del cielo e due barche a vela in secondo piano (il punto luce dell’immagine), ancora distanti ma destinate a incontrarsi, almeno a giudicare dalla posizione delle prue.

Perché iniziare da un’immagine anziché da una più pratica sinossi? Innanzitutto, le copertine dei libri sono il primo elemento – di quel parallelepipedo di carta detto libro – che entra in contatto con il lettore, ed è spesso un contatto che, colpendo la pancia (le emozioni immediate), può essere fondamentale a determinare la scelta di soffermarsi sul volume, sfogliarlo, acquistarlo e quindi leggerlo, oppure passare oltre.

In secondo luogo, la copertina può parlare del libro e dell’autore prima ancora delle stesse parole (quelle arrivano dopo, in genere). Nel nostro caso l’immagine non è solo ispirata al titolo, ma lo perfeziona e in qualche modo riesce, con il suo gioco di colori, a suggerire che la vela è la metafora di qualcos’altro, di un messaggio che io stessa ho inseguito leggendo le pagine. Qual fosse l’ho intuito progredendo nella lettura e ne ho avuto conferma solo alla fine. E a questo proposito lancio la sfida ai lettori e alle lettrici di scoprirlo, e magari farlo un poco proprio, senza nulla rivelare.

Entrando nel merito della trama, questa si articola su due linee: una sviluppata nel presente e una a ritroso nel passato, dal 1800 alla fine del 1400. Presente e passato si intersecano e si rincorrono, fanno da colonna sonora alle vicende del protagonista, certo Volterrani, un quaranta – cinquantenne sulla soglia di una crisi esistenziale in stato avanzato di collasso (non rivelo neanche il nome, che viene pronunciato una sola volta, alla fine del romanzo. Lascio il piacere e l’attesa della scoperta!).

Alessandro Fiesoli ci presenta Volterrani all’inizio del libro. È un uomo che può vantare una lunga successione di fallimenti, accumulati nel corso di una vita trascorsa all’inseguimento del successo come musicista, del denaro e dell’adrenalina nelle sale da gioco, dell’ottundimento alcolico. La conclusione è fatale: si ritrova a Padova, città dove vive da diversi anni, in solitudine e a sfangare qualche euro praticando in modo occasionale il mestiere di liutaio: nessun rapporto da anni con la famiglia. La morte improvvisa di uno zio è l’evento scatenante della storia, quello che lo riporta in Toscana per i funerali, e lo costringe a incontrare di nuovo la famiglia. Ormai il dado è tratto, a niente servirà la fuga repentina dai luoghi della nascita per far ritorno a Padova. Lo zio, infatti, lascia al Volterrani un’eredità scomoda, scritta su una missiva recapitata a mano da sua sorella gemella Simona, con la consegna, al nipote, di ricostruire l’albero genealogico della famiglia. Un compito all’inizio improbabile, che il protagonista non considera affatto e accantona nel PC. La sorte però sa il fatto suo, e il PC finisce nelle mani di Veronica, conoscenza occasionale di una notte, che se e appropria sparendo con esso. La ragazza viene trovata morta qualche giorno dopo, l’inizio delle indagini sull’omicidio coinvolge inevitabilmente il Volterrani, con una serie di eventi che determineranno il suo impegno nella ricerca genealogica, di archivio in archivio.

Chi sono i Volterrani? Chi fu il loro capostipite? Queste domande sono il pretesto per avviare la narrazione del nucleo storico, che ci riporta indietro nel tempo, nelle terre toscane della signoria medicea. Anche queste vicende familiari e antiche nascondono un grande mistero.

Alessandro Fiesoli riesce a sdoppiare la sua voce: letteraria e in stile con l’epoca quando narra delle vicende rinascimentali, asciutta, moderna ed essenziale (come ci aveva abituato nei precedenti romanzi) quando ci riporta ai giorni nostri. Senza mai abbandonare però la sfumatura noir, responsabile di una suspence che lega alla pagina fino alla fine del libro.

Due vele triangolari è un romanzo che può destabilizzare chi si aspetta che ogni opera di narrativa trovi facile collocazione in un preciso genere. Siamo infatti di fronte a un romanzo fluido, che contiene in sé suggestioni diverse, in una commistione intrigante e molto ben riuscita. Un romanzo giallo, che diventa romanzo di formazione nel racconto del viaggio di scoperta e di crescita personale del protagonista, e romanzo storico là dove si percepisce la meticolosa ricerca che è stata fatta dall’autore per raccontare uno dei periodi più esaltanti e innovativi altroché violenti, del nostro Paese, ovvero il Rinascimento.

Una scrittura commossa, che diventa, inoltre, strumento per rivelare la grande passione dell’autore per la natura, per il territorio che abita e per la musica, presente non solo nella storia personale del protagonista, ma anche come fonte di argomentazioni.

Mi domando se i miei avi avessero avuto la percezione del cambiamento dei tempi o vivevano inconsapevoli di ciò che accadeva. Poche menti più sensibili sanno cogliere nel profondo il cambiamento del proprio tempo. Finché come diceva De Gregori, “La Storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze, le brucia. La storia dà torto e dà ragione.”

Concludo con questa riflessione aperta sulla Storia, accompagnata dalle note di De Gregori, perché della trama non posso aggiungere niente di più: è un romanzo avvincente e come tale deve essere letto più che raccontato!

Alessandro Fiesoli, nato a Prato nel 1973, vive dal 2006 in Maremma e lavora come impiegato. Nel gennaio del 2022, con Senza passato, pubblicato per Porto Seguro Editore, ha il suo esordio letterario. L’anno successivo pubblica Parete Est GFE edizioni. Sul blog alessandrofiesoli.it raccoglie i suoi racconti.

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