Recensione: “Dov’è mia sorella?” – Una sfida intellettuale tra disegno e parola
Dov’è mia sorella?
di Sven Nordqvist (Autore e illustratore)
Samanta K. Milton Knowles (Traduttrice)
CamelozampaEditore
Non è un silent book, ma potrebbe esserlo.
Un libro intrigante e ricco di suspence che a suon di tavole colorate e divertenti riesce a stimolare contemporaneamente la curiosità e la fantasia, con disegni e racconti tutti da scoprire all’interno di ogni illustrazione. Un piccolo capolavoro che senza bisogno di troppe parole, ma con una profusione incredibile di dettagli, ci invita a seguire un simpatico topino alla ricerca di sua sorella, curiosona e sognatrice. Cosa potrà mai accadere durante questa ricerca? Preparatevi a tutto!
Il buffo topolino ci accompagna in mondi strabilianti, dalle montagne ai mari, dal cielo alle città, nelle case di incredibili personaggi, e qui, tra queste pagine, non solo dobbiamo ritrovarli nascosti nei disegni, ma possiamo anche costruire storie su storie partendo proprio dai mille dettagli proposti. Perché, mentre il topino continua instancabile a cercare la sua imprevedibile sorella, troviamo mucche giganti e mongolfiere davvero sopra le righe, renne in poltrona in mezzo al mare e statue minuscole e tazze enormi. Ranocchi che azionano manovelle creando tagliatelle e arcobaleni… Ma dentro ogni pagina ecco una tromba, o dei super insetti. E ancora dei grandi umani un po’ incuriositi e delle mucche impertinenti…
Oggi subiamo tutti l’inclinazione alla serialità e alla ripetizione, espressione simbolica di una realtà che ha perso ogni identità, di una società monoculturale che con la sovrabbondanza e l’eccesso di informazione contraddistingue ogni settore dei moderni “consumi”, anche quelli legati alle immagini, alle illustrazioni, attraverso un linguaggio stereotipato che, per essere comprensibile a tutti, deve essere necessariamente semplificato, generico, ripetitivo.
Un libro illustrato in questo panorama è una stimolante sfida intellettuale in cui il segno si confronta con la parola, fornendo ciascuno la propria interpretazione dello scritto, spesso integrandone i significati, decrittandoli, completandoli, contribuendo in modo determinante al successo di un libro o di una pubblicazione, evidenziando l’aspetto dell’immagine come mezzo di divulgazione di contenuti e come strumento di comunicazione sociale.
Le illustrazioni di Sven Nordqvist, eccezionali non solo per esecuzione, ma per le suggestioni che suscitano, amplificano e moltiplicano i messaggi.
La loro potenzialità è affabulante: il mostrare le proprie visioni, aprire squarci su mondi inimmaginabili, creare paradossi visivi irreali, giocare con le figure come con le parole. In pratica la capacità di smontare il reale e di toglierci certezze. Sven Nordqvist ci fa vedere qualcos’altro e ci fa venire il dubbio che possa anche essere vero.
La prima cosa che fa un bambino è sfogliare un libro per guardare le figure! Un gesto solo apparentemente infantile. Perché le immagini lo introducono nell’atmosfera di un testo in modo molto più immediato rispetto al linguaggio verbale.
Peccato che sul mondo delle immagini ci siano oggi tanti equivoci! Spesso si dice che “la nostra è la civiltà dell’immagine“, e mentalmente io penso: “magari!”.
Credo che non ci sia mai stata nella storia una civiltà, come la nostra, del tutto incapace di leggere o produrre immagini significative. Il regista Peter Greenaway a tal proposito ci metteva in guardia contro l’analfabetismo visuale:
“Non è colpa vostra, ma dell’educazione che vi hanno impartito. Nel periodo più fertile dell’apprendimento, 9, 10, 11 anni, vi hanno dato in mano solo testi, testi e ancora testi. Il cinema potrebbe migliorare questa lacuna, ma la maggior parte dei film è basata su testi, fatta di dialoghi e le immagini non riescono a sprigionare la loro forza creativa“.