Recensione: "Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra" - Il riscatto della creatività, dell’istinto, della libertà Recensione: "Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra" - Il riscatto della creatività, dell’istinto, della libertà
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Recensione: “Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra” – Il riscatto della creatività, dell’istinto, della libertà

Recensione: "Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra" - Il riscatto della creatività, dell’istinto, della libertà Recensione: "Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra" - Il riscatto della creatività, dell’istinto, della libertàDal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra
Agli albori del fumetto in Italia (1908-1945)
di Pier Luigi Gaspa
Collana Sfere / Edizioni Carocci

Il fumetto è l’incontro tra immagine e parola, legate da una storia.
Nei suoi anni d’oro, non solo in Italia, è stato considerato un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa, è arrivato nelle mani di tantissime persone, e ha partecipato alla costruzione della cultura e dell’immaginario di giovani e adulti di svariate generazioni. Ha fatto questo affiancandosi ad altri mezzi più vecchi, come il romanzo, o ad altri all’epoca nuovi, ma forse troppo elitari e forse ancora troppo spaventosi per quel tempo.
Pier Luigi Gaspa, in questo saggio, racconta la storia dei primi anni del fumetto in Italia.
In genere si fa risalire la nascita del fumetto al 1895, anno in cui Richard Felton Outcault inizia a pubblicare sul supplemento domenicale del «New York World» una serie di vignette a piena pagina dal titolo Hogan’s Alley. Un ragazzino irlandese vestito con un camicione giallo diviene col tempo il vero protagonista della serie, al punto da cambiarle nome, dando vita al primo fumetto della storia: The Yellow Kid. Alla base della sua nascita c’è una forte motivazione socio-culturale: l’America è un paese dove l’analfabetismo è ancora molto diffuso e che già ospita persone di origini e lingue diverse.
In Italia si data la nascita del fumetto al 27 dicembre 1908, con la pubblicazione de Il Corriere dei Piccoli, supplemento domenicale del Corriere della Sera.
Il fumetto italiano, diversamente da quello americano, era letto principalmente da un pubblico infantile e, solo successivamente, la funzione didattica venne appoggiata dal divertimento fine a se stesso.
Come strumento educativo, mostrava nella parte inferiore delle vignette frasi etiche e moraleggianti. Le classiche nuvolette, i ballons, compariranno solo dopo anni.
Il Signor Bonaventura è uno dei più noti personaggi de il Corriere dei Piccoli.
Un elegante figuro, sempre in marsina e bombetta rosse, larghissimi pantaloni bianchi, seguito costantemente dal fedele e inseparabile cane bassotto. Il mondo del Signor Bonaventura era costellato da personaggi nobili, buoni e danarosi.
Il protagonista disoccupato e povero in canna, nonostante le sue strampalate trovate e la innata predisposizione a cacciarsi nei guai, finiva sempre per superare tutte le traversie della sua esistenza, venendo ricompensato, dall’immancabile “milione” che i personaggi buoni gli donavano.
Il Signor Bonaventura e il suo milione furono una grande intuizione del suo creatore.
Chi non ricorda l’inizio di ogni storiella? “Qui comincia l’avventura…” Esprime appieno i sogni di un’Italia povera che si ingegnava per sopravvivere quotidianamente.
Nato da una disfatta come quella di Caporetto ed una grande promessa tradita come la Rivoluzione d’Ottobre, Bonaventura trasmetteva le sue discrete e ironiche qualità di una elegante sopravvivenza, leggero e un po’ calviniano nella sua capacità di porsi obliquamente ai problemi della vita.
Il Corriere dei Piccoli tuttavia pubblicava non solo fumetti ideati in Italia, ma anche traduzioni americane, tagliuzzate e ridotte a un nuovo formato, stravolgendo la versione originale, eliminando le nuvolette e mettendo didascalie in rima. Si svela in questo modo la mentalità italiana dell’epoca che cercava di “nobilitare” con la poesia, un genere che riteneva inferiore.
Nel 1923 esce il primo numero del Giornale dei Balilla, supplemento del Popolo d’Italia, organo del Partito Fascista. Siamo all’inizio del periodo fascista e il fumetto sarà visto come un ottimo strumento di propaganda infantile.
In America vedono la luce i vari supereroi e la nascita dell’impero Disney. Il primo gennaio 1930 anche Mickey Mouse fa la sua comparsa.
In Italia, si pubblicano numerose nuove riviste: esce il primo numero di Jumbo, che introduce finalmente i balloons. Nel 1932, nasce Topolino.
Si apre una stagione piuttosto florida per il fumetto italiano che viene bruscamente interrotta con la nascita del MinCulPop e l’intensificarsi della censura fascista. I personaggi stranieri vengono banditi e spesso sostituiti con surrogati dai nomi alquanto improbabili… Superman diviene Uomo Fenomeno!
Erano gli anni in cui si viveva sotto un regime odioso che avrebbe promulgato le leggi razziali e condiviso la folle avventura di Hitler, dopo aver compiuto altri terribili delitti in Italia e nelle colonie. Ma erano anche gli anni dell’ottimismo, del positivismo, della speranza, del grande fervore industriale e finanziario.
Proprio in quegli anni appare Saturno contro la Terra, non una storia unica, ma una serie di sette storie a fumetti pubblicate tra il 1936 e il 1946.
In esse troviamo praticamente tutto. La narrazione è densa di riferimenti e richiami: Giulio Verne, Edgar Allan Poe, H. G. Wells, e tanto altro. C’è anche l’improbabile equilibrio di pensiero del fascismo: rivoluzionario ma anti-bolscevico, modernizzatore nell’uso della tecnologia ma fortemente conservatore nei valori.
Nel corso delle storie si apprende il punto di vista degli abitanti di Saturno, si vede l’evoluzione di Giove e di Plutone, si scoprono grandi segreti sulla Terra, come la rete di caverne e cunicoli che collegano il sopra con il sotto, il pianeta degli italiani con quello di un popolo antico, saggio, gigantesco e fotofobico, i misteri planetari e quelli sotterranei, i mostri alati che abitano il fangoso Saturno ma sono capaci di ripulirlo in un baleno, la Terra spaccata in due come un melone.
Il fascismo è stato un “regime di parole” per la capacità di orientare il popolo-bambino, ma anche un regime di immagini. Si pensi alle architetture, le coreografie del regime, l’illustrazione, la pittura, il disegno, il tentativo del cinema. E il fumetto.
Quest’ultimo diventa veicolo di cultura popolare. L’educazione dei piccoli diventa la macchina per generare un futuro al regime.
Sono gli anni della radio ma anche del cinema sonoro e dei cinegiornali: i primi anni della multimedialità. Tutte aperture colte e ricomposte dai fumetti, che non fanno parte del fascista “dovere della lettura” ma dell’altrettanto fascista “piacere della lettura”, naturalmente filtrato e mediato.
Il fumetto diviene uno dei libri di testo dell’immaginario della generazione nata durante la Grande Depressione e che ha combattuto la guerra, votato all’avventura, è il riscatto della creatività, dell’istinto, della libertà, nell’incombere d’un cupo ventaglio di valori preconfezionati e conformi.
Nella ricerca di una via di fuga dalla disillusione, nasce la passione per la “fantascienza”, che invece di esaltare il mito del presente, ormai sfatato, si chiede quale potrà mai essere il futuro dell’umanità.

In un ricchissimo e affascinante susseguirsi di titoli, personaggi e storie, Gaspa accompagna il lettore nella comprensione del continuo fluire della vita di un’intera epoca nel fumetto e viceversa.

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