Recensione: “Cuore di polvere” – Eroina, depravazione e musica… alle porte di Ravenna.
“Non cercava il potere,
Voleva la sua essenza.
Voleva essere l’essenza del potere”
Vent’anni prima come vent’anni dopo.
Questo è “Cuore di polvere” di Stefano Mazzesi (Clown Bianco Editore) nato e residente a Ravenna. Per la seconda volta, dopo “Mare Bianco”, il protagonista della storia è il conduttore radiofonico Michele Rio.
Tredici giorni per risolvere non solo tre efferati omicidi compiuti sotto le tre principali porte di Ravenna, ma anche per svelare gli accadimenti di vent’anni prima che, opportunamente manipolati da chi rimanendo sempre nell’ombra ha in realtà tirato le fila, hanno portato al verificarsi di tutti i fatti del presente.
Sarà un caso che l’autore abbia scelto proprio il numero 13? Numero che nei tarocchi è associato alla Carte della Morte e che come numero karmico rappresenta, oltre alla morte, anche la trasformazione e la rinascita? A mio avviso non è stata una scelta casuale, ma simbolica poichè il romanzo è sì ricco di “morti ammazzati”, ma anche di una molteplicità di personaggi che nell’arco di vent’anni sono cambiati, si sono trasformati (nel bene o nel male) e rinati (quelli che sono rimasti vivi), qualcuno ha perso tutto.
“Mi guardai attorno, sperando che nel frattempo fosse entrato qualcuno per portare fiori freschi, una preghiera, per raccontarsi il dolore dell’assenza sulla tomba del proprio caro, ma non vidi nessuno. I fiori nei vasi erano di plastica e faceva troppo caldo, sia per i morti che per i vivi. Nessuno con cui bere quel vino che da settimane ribolliva nel bagagliaio. Nessuno con cui brindare alla fine delle cose. Ero solo.”
Michele Rio, conduttore radiofonico con un grande problema con la puntualità, è il protagonista del romanzo e racconta in prima persona l’evolversi dei fatti che lo riguardano. Gli altri personaggi e i continui “ritorni al passato” sono, invece, raccontati da un narratore.
La storia ha come filo conduttore l’eroina che rende deboli davanti alle depravazioni e alle turbe psichiche del più forte.
Il tutto ambientato in una Ravenna fatta di balere e locali ambigui gestiti e frequentati da personaggi “particolari”.
La storia, seppur scritta con un linguaggio semplice e chiaro, va letta con molta attenzione altrimenti si corre il rischio di perdersi in una moltitudine di personaggi che, vuoi per parentela, vuoi per amicizia, per gli omicidi o per l’eroina, hanno avuto a che fare gli uni con gli altri almeno una volta negli ultimi venti anni. Un turbinio di fatti e persone per arrivare ad un epilogo che annullerà tutto.
“Estate
Sei calda come i baci che ho perduto
Sei piena di un amore che è passato
Che il cuore mio vorrebbe cancellare
Tornerà un altro inverno
Cadranno mille petali di rose
La neve coprirà tutte le cose
E forse un pò di pace tornerà.”