Recensione: Corpi dipinti. L’umanità in 21 tatuaggi – Pensieri in immagini
Corpi dipinti. L’umanità in 21 tatuaggi
di Matt Lodder
Edizioni Il Saggiatore.
Decorare e adornare il corpo sono pratiche che hanno radici lontane, fino dagli albori della storia dell’uomo di cui ne sono espressione di creatività e percezione di sé. Tra quelle più comuni e socialmente accettate ci sono il make-up, la perforazione dei lobi, le modificazioni estetiche che vanno dalla semplice colorazione dei capelli a dei veri e propri interventi chirurgici. Ce ne sono altre che, però, fino a pochi anni fa erano ritenute eccentriche, strane o comunque appartenenti a persone che si ponevano o erano posti al di fuori di determinati confini sociali. Tra queste, i tatuaggi che, temporanei o permanenti, rappresentano una forma di decorazione del corpo sviluppatasi nel tempo e diffusasi in tutti i continenti. Attraverso questo sviluppo ci guida Matt Lodder, uno dei più grandi esperti di storia dei tatuaggi, con il suo libro Corpi dipinti. L’umanità in 21 tatuaggi, edito da Il Saggiatore, che si avvale dell’efficace traduzione di Ludovica Marani.
Il libro è una sorta di viaggio nel mondo della pittura corporea dagli albori della storia umana rappresentati da Otzi, l’uomo dei ghiacci e mummia più antica di Europa, sulla cui pelle possiamo contare ben sessantuno tatuaggi. Le prime forme di tatuaggio sono semplici e grezze, ma con il tempo e in molte culture diventano sempre più accurate, finite e, oltre a rappresentare elementi decorativi come nel caso delle donne della Tracia, si caricano anche di simboli rituali o di appartenenza a gruppi, segno di distinzione di schiavi, come ad Atene. Così, partendo dall’Europa, dove per molto tempo il corpo non veniva decorato e mostrato, bensì era nascosto e vissuto con vergogna e mortificazione, Lodder tocca tutti i continenti, volge lo sguardo verso i tatuaggi dei nativi americani per poi spostarsi dall’altra parte del globo e parlare di quelli dei Maori, dove ogni segno era simbolo di identità e appartenenza alle proprie origini, a pratiche spirituali o a tradizioni del proprio gruppo. Il percorso indicato al lettore incanta di pagina in pagina ed è reso sempre più affascinante dalle immagini di stampe e fotografie d’epoca che ritraggono personaggi e storie del passato che ancora oggi rappresentano una fonte di ispirazione e modernità. E’ il caso della britannica Marion Barbara “Joe” Carstairs, pilota di barche a motore che negli anni ‘20 del secolo scorso divenne famosa per lo stile di vita eccentrico, soprattutto legato al suo anticonformismo di genere. In una foto, Carstairs mostra con orgoglio gli avambracci tatuati, sfida sfrontate e fiera la società del tempo con i suoi stereotipi, dice addio definitivamente alla polvere del vecchio perbenismo vittoriano a fa suo un simbolo spesso riservato a mariani e carcerati, considerati inaffidabili e messi ai margini della società, uomini spesso analfabeti che raccontavano la storia delle loro vita con i disegni che si facevano sul corpo. Scorrendo le pagine, appare il volto del Grande Omi, al secolo Horace Ridler, nobile inglese di fine Ottocento che dilapidò la sua fortuna per farsi tatuare tutta la pelle per mostrare al mondo chi era veramente, lanciando un messaggio forte e ancora attuale del non dover aspettare che crolli tutto per essere se stessi e che l’esistenza è troppo breve per piegarsi ai condizionamenti esterni. Il testo si conclude con una panoramica della contemporaneità, dove tatuaggi non sono più relegati ai margini delle abitudini sociali, non sono più solo simbolo di rivoluzione, bensì ritornano alle origini diventando strumento di identificazione a ciò che sentiamo dentro di noi, a ciò che vogliamo essere, senza più doverlo nascondere per il timore del giudizio altrui.
Matt Lodder ha creato un vademecum accurato del mondo dei tatuaggi e di come la sua evoluzione si identifichi con quella dell’essere umano, in quanto trasforma in immagini quei pensieri e quelle emozioni che non sempre sappiamo definire con le parole. Un testo da leggere anche se non si è degli appassionati del genere, ma semplicemente per il piacere di conoscere un’arte affascinante.