Recensione: Cinquanta – 50 anni di ritratti della mia musica – Il respiro di uno scatto
“Cinquanta – 50 anni di ritratti della mia musica”
di Renzo Chiesa
Vololibero
Recensire un libro di fotografie può sembrare semplice, ma ammetto che non lo è, soprattutto se ti trovi davanti immagini che riproducono ben oltre duecento artisti del panorama musicale italiano e internazionale. Se poi quelle foto portano la firma di Renzo Chiesa, il compito diventa più arduo, perché ogni scatto ha una vita tutta sua, e vorresti parlare per ore di ognuna di loro. Tuttavia, se il tempo è tiranno, una recensione lo è ancora di più, e non saranno mai abbastanza le parole per trasmettere l’emozione che si prova nel tenere in mano Cinquanta – 50 anni di ritratti della mia musica edito da Vololibero, un volume che racchiude cinquanta anni della passione di un uomo e della passione degli uomini che lui ha fotografato: la musica.
Il libro si apre con una sequenza che ritrae Adriano Celentano in un’esibizione al Teatro Smeralda di Milano nel dicembre del 1967. Sorride e canta Adriano, Renzo lo fotografa e anche se l’attrezzatura non era così professionale, per sua stessa ammissione, le due immagini già mostrano la sua capacità di ritrarre non solo l’esibizione, ma quel momento piccolissimo di silenzio tra una parola e l’altra, tra una nota e l’altra, che rende l’attimo unico.
Visivamente, Celentano è cristallizzato in un momento, eppure lo percepisci in movimento e pensi di sentire vibrare la voce nell’aria. Quella sequenza non intrappola un essere vivente, bensì lo rende vivo in un momento che il tempo vorrebbe relegato al passato.
Dalle prime pagine, si scorrono sequenze di foto dei più svariati musicisti, e non sempre sul palco: dietro le quinte, in un attimo di riposo oppure semplicemente di gioco con chi sta dietro all’obiettivo.
Alcune didascalie svelano pensieri e aneddoti, che aggiungono sfumature di racconto a una narrazione visiva, dove Ivan Graziani ancora accenna un sorriso con il suo sguardo scanzonato, Dizzy Gillespie sembra un tutt’uno con la sua tromba e una giovane Gianna Nannini impugna un violino come un’arma da scagliare verso il mondo. Mauro Pagani ride giovane stringendo il violino. Indossa una canottiera bianca, i capelli sono scompigliati. Ti chiedi se sia stata scattata prima, oppure dopo un concerto. Le domande vengono meno, perché, alla fine, non importa. Lui è felice, e Chiesa coglie questa felicità.
La sua foto racconta di un mondo della musica ancora non schiavo dell’immagine, dove l’unico imperativo era suonare e sentire dentro di sé quella passione tanto da scordare tutto il resto.
Un tempo dove non si studiavano pose a effetto che non fossero quelle naturali dello strumento che suonavi. Dove il bianco e nero sapevano raccontare i colori meglio degli effetti speciali che abbondano oggi. Un altro tempo, un’altra musica che il volume ci fa conoscere scatto dopo scatto. Verso la fine, in uno sfondo nero si erge improvvisamente l’immagine di Patti Smith, lunghi capelli bianchi, gli occhi chiusi come in un incanto, la bocca aperta verso il microfono, oppure verso il mondo. Chiesa ci dona così un’immagine della sacerdotessa del rock nella sua delicata potenza.
Cinquanta – 50 anni di ritratti della mia musica deve fare parte di una libreria, non solo per chi è appassionato di musica oppure di fotografia, ma anche per tutti coloro che amano circondarsi di emozioni e sensazioni aprendo semplicemente le pagine di un libro. Tanta vita emerge dai volti che scorrono uno dietro l’altro su queste pagine. Quante emozioni, quante gioie, esitazioni e anche noie. Ogni immagine vive di un suo respiro, che puoi conoscere solo se ti fermi un attimo a guardarle.
Se poi metti la musica di quegli artisti di sottofondo, l’esperienza diventa totalizzante, e nessuno può rimanere indifferente.