Recensione: “Cambiare le ossa” – Tra passato e presente
Cambiare le ossa
di Barbara Baraldi
Giunti Editore
In uno spazio di riflessione, Zeno Cosini, protagonista de “La coscienza di Zeno” definisce il tempo come qualcosa che “Da me solo da me ritorna”, quindi ricorsivo, che in qualche modo chiude continuamente cerchi intorno alla persona.
Il nuovo romanzo “Cambiare le ossa” di Barbara Baraldi, edito da Giunti, fa di questa ricorsività il perno della narrazione dove si muove Aurora Scalviati, il personaggio principale, che si trova a definire il profilo di un serial killer che sta terrorizzando Torino e che si ricollega a un omicidio del 1988 che vedeva coinvolto suo padre nella veste di magistrato.
Tornando nella città dove tutto è cominciato, Aurora dovrà guardare il proprio passato e affrontarlo, anche se ritorna a lei con forme ancora più cupe e crudeli, quasi fosse un tentativo di vendetta. Il romanzo presenta distinti piani temporali, quello presente fatto di giochi di equivoci, false piste e ripartenze, e quello passato che riguarda eventi revocati che risalgono a molto anni prima, quando furono uccisi una donna con il suo amante davanti agli occhi del figlio piccolo, Tito Ferretti, che, da grande, diventerà vittima di un omicidio simile.
Una trama che si alterna tra un tempo cronologico oggettivo e una dimensione temporale della coscienza della protagonista, che lo dilata o lo restringe, in un processo inarrestabile. Un tempo che non è linea retta, bensì una spirale lungo la quale gli eventi assumono diverse forme, pur rimanendo gli stessi, ma creando nuove realtà, dove tutto torna uguale ma diverso da ciò che è stato.
“Cambiare le ossa” è un thriller avvincente e ben costruito, che perde alcune sfumature più cupe di romanzi precedenti della stessa autrice, e acquista un respiro più ampio proprio per questo gioco tra passato e presente, dove il crimine non è solo un mistero da svelare, bensì è l’occasione per confrontarsi con i fantasmi del passato per capire meglio il proprio presente.
Aurora Scalviati è un personaggio ben delineato, circondata da altrettanti personaggi definiti ma che appaiono e scompaiono dalla sua vita come bagliori necessari, come la professoressa Alida Bellocchi con cui Aurora Scalviati ha dei piccoli dialoghi che sono vere piccole perle stimolanti per il lettore.
Un libro, per tale motivo, leggibile su più piani, da quello semplicemente dark, a quello più intimista, che l’autrice riesce a fondere insieme per crearne un’esperienza letteraria pienamente soddisfacente.