Recensione: “Buona la prima”. Tutte le prime volte indimenticabili che abbiamo vissuto nella vita Recensione: “Buona la prima”. Tutte le prime volte indimenticabili che abbiamo vissuto nella vita

Recensione: “Buona la prima”. Tutte le prime volte indimenticabili che abbiamo vissuto nella vita

Recensione: “Buona la prima”. Tutte le prime volte indimenticabili che abbiamo vissuto nella vita Recensione: “Buona la prima”. Tutte le prime volte indimenticabili che abbiamo vissuto nella vitaDa una domanda in apparenza banale “Quale è il primo libro che hai letto?”, Maia Mao, una giornalista sulla soglia dei quarant’anni, ripercorre la sua vita attraverso le tappe più significative che l’hanno contraddistinta. “Buona la prima” è il romanzo di esordio di Fabienne Agliardi, pubblicato da Morellini Editore nella collana Varianti.

Sono il frutto di una prima volta. Una prima volta vera. Quella prima volta. L’ho scoperto per caso, una sera, durante una puntata dei Visitors. Avevo nove anni e i Visitors mi erano proibiti. «Poi te li sogni» diceva mia mamma. Tuttavia, almeno tre bambini della mia classe li vedevano insieme ai genitori sul divano, con tanto di copertina. E senza nemmeno dover negoziare. «Loro sono maschi, hanno meno paura» ribadiva mio padre, gran cultore della parità tra sessi.”

E’ così che il libro si articola in tre parti, scandite dall’evoluzione della fotografia: dal bianco e nero (infanzia) alla polaroid (pre-adolescenza e adolescenza) fino al digitale (maturità). E’ così che dal 1976 al 2017 si passa attraverso la ‘prima fiaba’ – quella del ‘cecino nero’, frutto della fantasia di sua madre Cecilia – al ‘primo amore’ – all’età di 4 anni per Marco Ebbasta – fino al ‘primo giorno di scuola’, alla ‘prima volta al cinema’ – in uscita con la scuola – alla disastrosa ‘prima comunione’, al ‘primo incontro’ – quello con Mirko con la k – per arrivare, attraverso quattro decadi, fino alla ‘prima notte di nozze’. L’epilogo infine, nel dicembre 2017, quando Maia sta per dare alla luce il ‘primo figlio’.

Un racconto fluido che utilizza l’ironia anche per raccontare i momenti più difficili, parte inevitabile della vita di ciascuno.

Maia è una giornalista sulla soglia dei quarant’anni. Ogni giovedì si ritrova con quattro amici: un libraio con la fissa dell’ucronìa, una filosofa, un fanatico di Foscolo e un archeologo maneggione.

Da qui Maia decide di ripercorrere la propria vita attraverso le sue “prime volte”: il primo amore, il primo giorno di scuola, la prima neve, il primo appuntamento, il primo brutto voto, “quella” prima volta, e così avanti… Un divertente excursus fatto di tante sliding doors, connotato da un umorismo tagliente, in un alternarsi continuo di momenti nostalgici, situazioni surreali, difficoltà impreviste, battesimi obbligati e prove da superare, con l’immancabile compagnia di un’ironia cinica e smaliziata.

Le venti prime volte che contano di Maia attraversano quattro decenni di vita; sullo sfondo, una Milano che cambia insieme a lei. Sfuocate o nitide, le nostre prime volte le ricordiamo sempre: pezzi infrangibili di una galleria fotografica personale, sono tanto simili quanto diverse per ciascuno di noi.

Scorre veloce “Buona la prima”, qualche volta ci fa soffermare su dettagli dimenticati, su piccole storie che abbiamo nella memoria, e che dobbiamo solo ogni tanto riprendere in mano, portare alla luce e raccontarci di nuovo.

Fabienne Agliardi avrebbe dovuto chiamarsi Gaetana solo per ereditare una casa da una vecchia zia senza figli. Tuttavia, al fotofinish, i genitori preferirono un nome esotico; così la casa andò in beneficenza e lei deve pagarsi il mutuo. Vive a Milano con marito, figlia e gatta. Giornalista, laureata in Lingue con una tesi sulle parodie, collabora con Mondadori ed è Direttore Editoriale di Teatro.it, ma la pagnotta se la guadagna lavorando nella Comunicazione della Direzione Alumni dell’Università Bocconi. Il suo primo racconto risale al 1987 ed è stato pubblicato sul giornalino del convento dei frati cappuccini di Salò, al tempo presieduto da suo zio Padre Pierfranco. Dopo tre anni di scuola di scrittura e alcuni concorsi dove si è ben piazzata con racconti brevi, ha pensato fosse giunta l’ora di andare oltre le cinque pagine. Buona la prima – venti prime volte che contano è il suo primo romanzo.

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