Recensione: "Bob Dylan & Like a Rolling Stone" - Un omaggio compulsivo Recensione: "Bob Dylan & Like a Rolling Stone" - Un omaggio compulsivo
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Recensione: “Bob Dylan & Like a Rolling Stone” – Un omaggio compulsivo

Recensione: "Bob Dylan & Like a Rolling Stone" - Un omaggio compulsivo Recensione: "Bob Dylan & Like a Rolling Stone" - Un omaggio compulsivoQuella del testo di Mario Gerolami Mossa, Bob Dylan & Like a Rolling Stone edito da Mimesis, non è stata per me una lettura consueta, passiva.
In realtà nessuna lettura è passiva, perché scatena nel lettore un coinvolgimento emotivo, suggestioni, proiezioni e riflessioni autonome.
Ma questo contesto è stato molto particolare: già prima di immergermi nella lettura, ho ritenuto opportuno indossare gli auricolari e ascoltare il pezzo analizzato, per evocare suggestioni mie, rispetto al tema trattato.

Il saggio di Mossa analizza in modo quasi ossessivo e peculiare un singolo pezzo di Bob Dylan, quello che ha aperto al cantautore la strada del rock e che ha inaugurato anche nel mondo musicale, una stagione completamente nuova, risultando rivoluzionario.
I capitoli non sono di facile comprensione ma non per quanto concerne il linguaggio che risulta corretto, fruibile e appassionato. L’analisi della metrica del testo, nel corso delle varie versioni, l’analisi musicale accuratissima, risultano ostici a chi non è competente in materia filologico letteraria o musicale.

Tuttavia, la lettura, anche superficiale della descrizione di compulsivi dettagli, ci rende l’idea di quanto sia stato geniale Bob Dylan e in qualche modo innovativo, di quanta cura avesse nella composizione dei pezzi, di quanto la sua musica fosse tridimensionale e dinamica e di quanta poesia e consapevolezza fossero presenti nel suo background esistenziale.

Il pezzo Like a Rolling Stone descrive il mondo emotivo di una donna che vivendo superficialmente i suoi privilegi economici, ha finito per perdere tutto.
La canzone viene scarnificata e analizzata nei suoi molteplici significati.

L’autore avanza l’ipotesi che il testo possa avere un valore autobiografico o che in alternativa, riguardi qualche donna di conoscenza dell’autore.
Sicuramente anche questo, come gli altri di Dylan, è un testo di denuncia, ma questa volta non lo è contro qualcosa, ma contro qualcuno.
Ed è meraviglioso leggere di intenzioni vocali che conferiscono al pezzo sfumature differenti nel corso degli anni o nell’ambito della stessa canzone; un vero e proprio linguaggio attoriale ed espressivo che si modifica ogni volta, un’ autentica performance narrativa del testo cantato.

Chi come me canta e recita, sa quanto conti l’interpretazione di una canzone e quanto della nostra emotività sia presente e la definisca in modo assoluto. Oltre all’armonia dunque, il sentire ed il vissuto del cantante sono gli elementi che rendono suggestivo e intenso un pezzo.
Nell’ascolto ci accorgiamo che la canzone accusa, ma allo stesso tempo riscatta questa donna dal tragico destino e questo saliscendi musicale ed interpretativo rende evidente quanto sia evoluta e consapevole la psicologia di Bob Dylan, che proprio per questo è stato in grado di “arrivare” ai cuori dei suoi ascoltatori e del mondo intero.

Un’analisi di un testo del genere risulta quindi, più che un’ossessione, un omaggio al cantautore, perché al di là del fatto che dietro la creazione del testo possa esserci studio accurato o immediatezza è comunque evidente che la poesia non sia prerogativa di tutti, ma solo di chi, come Bob Dylan racchiuda nella propria personalità: studio, sensibilità, bellezza, passione e assoluta dedizione.

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