Recensione: “Attilio” – La leggerezza dei sogni
Attilio
di Giulia Pintus
Logos Edizioni
“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò.
Quando la donna cannone
d’oro e d’argento diventerà,
senza passare dalla stazione
l’ultimo treno prenderà.”
Attilio è un uomo grosso grosso, con il naso lungo lungo e le gambe corte corte. Attilio vende palloncini ma sogna di avere un circo tutto suo. Nei suoi palloncini soffia aria e sogni e par di vederlo controluce il suo circo immaginario. Un circo grandioso, con tutto ciò che un circo deve avere. La ruota panoramica, la bancarella delle nuvole di zucchero filato, l’allegria e… il tendone colorato a spicchi.
Lo spettacolo sotto al tendone è un succedersi di numeri da copione, acrobati, pagliacci, funamboli e… lei.
Bella, morbida, rassicurante e tonda come un bagliore di luna piena tra le stelle… la trapezista più bella che Attilio abbia mai visto.
Bella e irraggiungibile lì tra le stelle. Utopia romantica, mito sentimentale dell’amore ideale, perfetto, fra due persone che trovano l’una nell’altra tutto quello di cui hanno bisogno. Il grande sogno di Attilio di avere un circo tutto per sé lascia il posto al sogno più grande dell’amare e dell’essere amato.
Nei suoi palloncini Attilio ricomincia a soffiare aria e sogni, ma stavolta il sogno è così leggero che lo solleva dalla piccola piazza dove è solito vendere i suoi palloncini che lo portano su, su, fino alle stelle, fino a lei… e poi?
Una storia raccontata tutta per immagini quella di Attilio, immagini in colori polverosi che sembrano svaporare per lasciar spazio e modo alla nostra immaginazione di riempire i vuoti, colmare le lacune, completare il racconto.
Un invito per i più piccoli ad aver coraggio, a osare, sognare e dar fiato e forza ai propri sogni…
Ma il tratto sapiente con cui è tracciato il disegno di Attilio, attrae anche sguardi adulti. Così le forme, i colori, la plasticità dei corpi riporteranno alla mente una pluralità di esperienze visive e artistiche. Le donne generose di Botero, Méliès e il suo sognante viaggio sulla luna, il surreale spazio di Dalì e le strofe struggenti di De Gregori…
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo più
E senza ali e senza rete voleremo via”
Tuttavia ci si può spingere ancora oltre e, lasciando sognare ingenuamente i lettori più piccoli, con una elaborazione adulta riflettere sul vivere in attesa della “persona giusta”, ideale, o della relazione perfetta che non ci deluderà mai e su quanto tutto questo rischi di metterci nella situazione di “aspettare Godot”.
Come accade nel testo teatrale di Samuel Beckett “Aspettando Godot”, attendere indefinitamente e invano qualcosa che potrebbe anche non arrivare e che, spesso non arriva davvero mai. Una vita in eterna attesa, invece che vissuta.
In buona sostanza, l’utopia romantica è eccitante e seducente ma è altamente irreale. Come tutte le utopie, non andrebbe vissuta come qualcosa da raggiungere, ma come qualcosa che è utile a indicare una direzione, a rammentarci un obiettivo elevato.
I sogni sono una cosa bellissima, ma confondere sogno e realtà è solitamente fuorviante e pericoloso.
Un pensiero malinconico e agrodolce questo, e proprio così, “agrodolce” si definisce Giulia Pintus l’illustratrice che mescola nei suoi disegni poesia e malinconia, grottesco e ironia.