Recensione: “Artigiani dell’immaginario. Cultura, fiducia e cocreazione”, un diario personale e professionale e l'”amor mundi”
Agostino Riitano, Project manager del team di direzione artistica di “Matera 2019”, ha lavorato al programma che ha fatto della città la “Capitale Europea della Cultura”. Fu scelto per far parte di un pool di tre esperti, dove era l’unico italiano e per di più del Sud.
Ma è Torre del Greco il suo primo territorio di impegno e di lavoro. Riitano infatti è originario della città corallina nel napoletano. Napoli per lui è stata una palestra di vita e professionale. Fondatore di Officine Efesti che si occupa della promozione delle arti contemporanee, direttore artistico di “Eruzioni Festival”, “Barock” ed altre rassegne, da tempo impegnato nel progetto di sviluppo locale del rione Sanità.
Il suo ultimo libro Artigiani dell’Immaginario (Mimesis Edizioni), è quasi un diario di un viaggio personale e professionale che lo ha portato dal corallo rosso partenopeo fino ai bianchi sassi della città di Matera.
L’immaginario è un concetto familiare eppure stranamente elusivo. Potremmo riscontrare un certo disaccordo discutendo sulla possibilità che l’immaginazione, la creatività, possa essere interamente appresa o se sia un dono prezioso con il quale nasciamo.
Uno degli approcci dell’autore consiste nel vedere l’artigiano dell’immaginario come colui che ha un modo particolare di pensare, un modo di pensare che implica originalità e risanamento, che rompe con i modelli esistenti introducendo qualcosa di nuovo nel fluire sociale e culturale.
Il termine immaginario è quello più strettamente connesso all’atto creativo, è la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni per un dato problema, in particolare per un problema che non preveda un’unica risposta corretta. È facile rendersi conto che una simile capacità ha probabilmente un ruolo nell’atto creativo, poichè l’artigiano dell’immaginario ha spesso bisogno di esplorare una serie di possibili modi prima di decidersi alla fine per quello che sembra essere il migliore. Ovviamente ci aspettiamo che un atto creativo riporti anche un miglioramento reale nel mondo circostante. Il pensiero divergente, l’immaginazione, permettono proprio di adattarsi in nuovo modo, alla realtà. Attraverso adattamenti creativi si possono risolvere problemi che grazie alla sola logica non possono essere risolti. Un artigiano dell’immaginario è capace di attivare e disattivare collegamenti diversi a seconda degli stimoli ambientali. Spesso questi ambienti sono poco ospitali, come Scampia, quartiere margine per emarginati. Ma proprio da essi nesce il riscatto dell’immaginario.
In fondo è un continuo allenarsi a pensare anche in modo paradossale, ad esempio cercando una soluzione partendo da quella sbagliata.
In tutto il testo scorre come sottotraccia il tema del fallimento, ma la scoperta molte volte nasce dall’errore.
Come scrive l’autore, i fallimenti “Sono come i primi amori: ogni volta che ci ripensi, provi nostalgia o risentimento”. (pag. 63)
L’immaginazione creativa, ben diversa dal mero fantasticare, può essere un potente processo di trasformazione interiore e di cambiamento concreto.
Attraverso una carrellata di personaggi, incontrati via via, nel suo viaggio, Riitano, snocciola il persorso della sua crescita e la potenza dell’eco negli altri.
“…la nostra identità è molteplice, aspetti di noi sono illuminati di volta in volta da un altro che è molti altri, gli altri di cui il mondo appunto si compone a traverso cui respira”. (pag. 123)
I suoi compagni di viaggio, spesso sono eccentrici, alcuni sono simpaticamente sovversivi, altri strutturati nelle certezze. Tanti nomi, tanti luoghi, il cui progetto comune ha la spinta potente dell’amor mundi.