Recensione: “Antropozoologie. Studio verosimile di una realtà grottesca”. Il bisogno ancora sussurra in una Umanità confusa
Tempo fa, in un momento buio della vita, quei momenti che prima o poi arrivano e travolgono ogni tua certezza, lessi in un racconto: “tocca il sole”. Da allora in poi, ovunque andassi, poggiavo la schiena, la pianta del piede o il palmo delle mani sui triangoli di sole che si formavano sulle pareti, i pavimenti, le porte. Restare ferma su quelle geometrie dorate agiva come una medicina sul mio spirito, non so dire come, ma era così.
Se ascoltiamo la voce dei racconti, qualcosa viene a noi, così come se ascoltiamo i sogni. Piccole cose che sono piccoli rituali, che aiutano a riprenderci la vita che in noi sussurra.
Una collezione di racconti, il piccolo volume di Biagio Iacovelli è questo: una piccola preziosa collezione.
I racconti funzionano come medicine. Hanno un potere che non chiede di fare, agire, essere, basta ascoltare. Generano gioia, tristezza, domande, struggimento e conoscenze che spontaneamente riportano in superficie l’Umanità.
Collezionare l’essenza dei racconti è un metodico e duro lavoro da paleontologo svolto dall’autore. Le storie sono poste come segnali lungo il cammino della lettura. Potrete leggerle e contemplarle nei disegni che le accompagnano. Sono porte sul sè.
Se avete dentro una cicatrice profonda questa è una porta, se amate il cielo e l’alba tanto da non poterlo quasi sopportare questa è una porta, se desiderate fortemente una vita più profonda, una vita piena, una vita sana, questa è una porta. La vicenda narrata tocca quel nervo uditivo che corre attraverso la base del cranio giù fino al cuore. Appena sotto lo sterno. Allora gli impulsi uditivi sono spinti verso la consapevolezza oppure, verso l’anima a seconda del modo in cui si ascolta.
Parola dopo parola l’Umanità ritorna. Attraverso i sogni notturni, il mito, gli eventi a metà compresi e a metà ricordati, l’Umanità ritorna. Attraverso i racconti, ritorna. E senza andare tanto lontano ci porterà sul bordo da cui dovremmo cadere, su cui dovremmo camminare o da cui dovremmo tuffarci.
Il leitmotiv è il bisogno, che ancora sussurra in una Umanità confusa.
E così si può sentire il bisogno di salire sulla montagna saltando di roccia in roccia e facendo risuonare il silenzio. Si può avere bisogno di mille ore di notti stellate, quando le stelle sono come una cipria sparsa su un pavimento di marmo nero.
Lentamente a fatica, un nuovo sè avanza. La vita interiore sta per cambiare.
I racconti. I racconti hanno sempre un potere di guarigione, perché sono come quel “sentiero dorato” di Dorothy nel Mago di Oz, che ci accompagna a fare viaggi immaginari, di conoscenza, scoperta e crescita interiore, fino alla maturazione o alla guarigione.
Racconti, spesso di luoghi, personaggi e vicende fantastiche, ma non solo. Anche l’antico mito che era non solo il primo tentativo di filosofia e di scienza operato sui fenomeni naturali “inspiegabili”, ma anche il metodo migliore per tramandare un’istruzione.
Il testo è disseminato d’istruzioni, esse guidano nella complessità della vita, ci rendono in grado di comprendere.
In questa collezione di racconti, come nei sogni, tutti i personaggi sono lo stesso personaggio: una Umanità sconfitta, una zona di noi, dell’”io”, che rimane esclusa, preclusa, quasi espulsa con violenza, abortita, socialmente non riconosciuta.
Ecco che, allora, i racconti, e i miti, il fantastico, ci vengono in soccorso e la vita di questi personaggi diventa quanto meno “salvifica”.
La collezione di Iacovelli è la collezione di tutte quelle vicende che nascondiamo nei cassetti, che come direbbe Hillman, diventano psicosi, conglomerati di energia che vuole esplodere, uscire, venire allo scoperto, vivere. E talvolta lo fanno.
Senza uno sguardo nel sogno, nella fiaba, nell’immaginale, a braccetto con i personaggi dei racconti, i mostri, gli déi, non solo non è possibile una vita sana e felice, ma nemmeno una vita. Rimane solo una prigionia, quella dell’Anima.
Ecco perché è importante il raccontare, il sogno, l’immaginazione. Ecco che cosa dovremmo imparare: vivere i ruoli dell’Anima. Vivere con emozione/pathos, innamorarci, anche dell’ombra, perché il viaggio dell’Anima è un viaggio erotico, di fusione, integrazione e disintegrazione delle forme, affinché ritornino al loro stato originario: l’Umanità.
Un’attenzione speciale meritano anche le illustrazioni del volume. Il disegno narrativo condiviso è una tecnica grafico-narrativa in cui la coppia scrittore/artista racconta una storia. Il disegno, comincia tracciando su un foglio punti incerti, per poi unirli in linee, creando figure concluse. A questo punto, a turno, scrittore e artista delineano negli spazio oggetti e personaggi.
Il disegno narrativo è, per sua natura, simbolico e per questo ogni sua componente è fonte di informazione: il tratto, la scelta dei soggetti disegnati, l’uso dei bianco e nero, tutto è rappresentativo e contribuisce a delineare un profilo del racconto.
Il disegno è il mezzo che permette allo sguardo di accedere al massimo della chiarezza e di “portare alla massima precisione il pensiero”, sostiene Matisse.
Lo scrivere condivide con il disegnare molti aspetti. Tanto la prima attività quanto la seconda si svolgono secondo un andamento pressoché lineare nel tempo: il loro fine è quello di incanalare e delimitare il flusso incessante di idee che non ha ancora assunto una propria forma. Non vi è racconto che non si dispieghi come un disegno: raccontare è già disegnare i contorni invisibili del senso di una frase, di un concetto o di una teoria. Il modo del disegno è il riflesso del modo in cui si racconta la stessa cosa: ciò che è chiaro nella parola lo è anche nella mano e viceversa. Le illustrazioni possono essere lette come il sintomo del testo. Fanno da eco, indugiano, si nascondono gli uni negli altri producendo spesso un’enfasi reciproca.
Il disegno è un ulteriore esercizio dello sguardo del lettore: disegnare significa guardare, interrogare le apparenze delle cose e discernere la struttura di queste apparenze. Il disegno di un racconto non mostra un racconto, ma un racconto come è stato visto da chi l’ha disegnato, mostra un racconto osservato. Una collezione di racconti osservata.
Alla fine del sentiero, di sorpresa, arriva il frettoloso commiato:
“Grazie cara Luna. Perdona la mia sgarbataggine, ma debbo scappar via. Hon un impellente bisogno di un caffè…”.
E l’Umanità ritorna.
Biagio Iacovelli è un attore di Latronico (PZ). Ha calcato le scene nazionali e internazionali con i suoi spettacoli. Al cinema ha recitato a fianco di mostri sacri come Giorgio Albertazzi, Moni Ovadia, Remo Girone e Antonio Catania. Antropozoologie è il suo esordio letterario.
La prefazione del libro è affidata a Moni Ovadia. I racconti sono accompagnati da commenti interpretativi di Filippo Gazzaneo, professore di filosofia.