Recensione: "Amanti" e l'archetipo della femme fatale Recensione: "Amanti" e l'archetipo della femme fatale

Recensione: “Amanti” e l’archetipo della femme fatale

Recensione: "Amanti" e l'archetipo della femme fatale Recensione: "Amanti" e l'archetipo della femme fataleAmanti
Francia, 2020 – durata: 102 MIN

Un film di Nicole  Garcia, dal 16 giugno al cinema.

Lisa, Simon e Parigi. Parigi è il teatro del loro giovane e passionale amore. Tuttavia alla stessa maniera di un certo cinema francese, il racconto del regista sembra anaffettivo e la loro intensa relazione scivola con indifferenza in tragedia. Lo stesso incedere della musica suggerisce atmosfere di tensione ma non sfocia mai in un vero dramma acustico. La morte fa capolino nella vita dei due ragazzi, una morte accidentale che mette in pericolo Simon a causa dei suoi traffici illegali di droga. Simon lascia Parigi e lascia Lisa.

Tre anni più tardi, i destini dei due giovani si incrociano di nuovo su un’isola nell’Oceano Indiano, ma lei è ormai sposata con il facoltoso Léo.
Tre anni, tre atti, tre personaggi, tre luoghi. Il numero tre sembra essere un mantra per Garcia. Forse un’eco metaforica del triangolo amoroso.
Un triangolo amoroso dove nel sotterraneo gioco di amare un uomo e lasciarsi amare dall’altro, non sempre c’è consapevolezza delle proprie scelte. Così la scelta del partner rimane sempre una meta complessa e misteriosa, e forse grazie a questa zona oscura che l’interesse resta indenne nel tempo.

L’attività giovanile di pusher di Simon si trasforma e sublima. Egli diventa, in questo triangolo, un “pusher di emozioni” in quanto il legame principale di Lisa risulta essere non appagante e pienamente soddisfacente.
Il tradimento, subito o perpetrato (direttamente o indirettamente), distrugge ma al tempo stesso trasforma. Quando esce allo scoperto scatena infatti un fiume di turbamenti, che si rivelano motore per un cambiamento interiore in ognuno dei tre “vertici”. Come si suol dire, la morte è rinascita! Léo, il marito taciturno, dominatore, col suo amore incondizionato per Lisa, troverà la forza di reagire proprio quando si accorgerà del complotto mortale di cui saprà di essere il bersaglio.

E Lisa una moderna Lady Macbeth, colei che spinge l’uomo a macchiarsi le mani e la coscienza pur di ottenere ciò a cui non sa più rinunciare: il lusso, il potere. Su ordine suo si progetta l’omicidio di Leo, è la donna a prendere il comando degli eventi. Nonostante i continui richiami alla crudeltà della sua posizione, il regista, come fece Shakespeare col suo personaggio, si astiene dal tratteggiarla psicologicamente in maniera definita: ciò rende il ruolo della lady nera uno dei più complicati da decifrare.

Tre atti, tre personaggi, tre luoghi. La storia raccontata per ellissi all’ombra di una gelida femme fatale, come Circe, Salomé, Mata Hari, Cleopatra, donne fiere, astute, pericolose. E con una capacità seduttiva fuori dall’ordinario, capaci di “stregare” un uomo solo per raggiungere i loro scopi.

In realtà, la femme fatale è un personaggio archetipo, che usa il suo potere di attrazione scavalcando le regole sociali. È per questo che nel corso dei secoli la sua figura si è connotata come una presenza sovversiva e minacciosa. Se lasciamo da parte i pregiudizi, però, scopriamo che la femme fatale non è una tipologia di donna, ma incarna un elemento della femminilità. Gode del conflitto perché esso è una componente necessaria di espansione. La morte, in senso simbolico, è utilizzata per generare nuova vita.

La tentatrice, infatti, non è cattiva per natura ma è profondamente ferita dalla cultura maschile che l’ha abbandonata con Simon e comprata con Leo, violando il suo sé. E lei in un certo qual modo cerca una rivincita su entrambi.

E Leo? Leo sa che i sentimenti non sempre sono reciproci. Dice di lui il regista:
“Il magnetismo di Benoît Magimel rafforza il personaggio di Léo. Sublima la grazia e la fredda furia degli uomini che amano senza essere ricambiati.”
Un gusto amaro pervade tutto il film, non c’è grazia nell’amore, tutti feriscono o sono feriti. Non c’è carnefice, non c’è vittima, ma c’è un mondo che si muove alla ricerca di effimeri piaceri, dimentico dei valori, dove tutto, persino un figlio, la dignità e la vita stessa, ha un modico prezzo.

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