Recensione: “Alfabeto Quotidiano” – Un ritratto dalla A alla Z di Dacia Maraini
Alfabeto Quotidiano,
le parole di una vita
Dacia Maraini
con Gioconda Marinelli
Marlin Editore
La meravigliosa scrittrice Dacia Maraini ci apre le porte della sua “casa” in Alfabeto Quotidiano, un libro intervista di Gioconda Marinelli.
Più che di domande, in realtà, si tratta di commenti della Maraini a parole suggerite dalla Marinelli, il cui susseguirsi in ordine alfabetico, scandisce il ritmo del testo.
Ne emerge un ritratto meraviglioso e coerente, è il caso di dire, dalla A alla Z.
La coerenza a cui faccio riferimento non deriva dalla percezione di qualche forma di rigidità, bensì da una certa saggezza che traspare, non correlata necessariamente all’età della scrittrice, ma alla corrispondenza delle risposte con il proprio sentire, all’onestà intellettuale e alla consapevolezza di cui esse sono permeate.
È evidente che il ritmo delle parole a cui accenna la Maraini nella prefazione al libro, sia la base di una melodia che riconosciamo familiare in tutte le risposte:
“Il ritmo quindi è volo. Le parole scappano dalle mani e prendono a volteggiare per la pura gioia di tenersi sospese per aria…
Ecco io spero che leggendo questo libro si sia presi dalla voglia di giocare e volare da un tetto all’altro solo per il piacere di farlo”.
E questa melodia, che risuona in tutto il libro, diventa armonia, perché è intrisa di timidezza, di amor proprio e di amore, per la scrittura e per la vita, di passione, di curiosità, senza mai lontanamente sfiorare la falsa retorica o la ridondanza.
Le risposte anzi sono spesso brevi, aperte, indice di una continua riflessione e apertura della nostra Dacia alla possibilità mettersi in discussione e fornire ulteriori risposte o ampliamenti delle stesse.
Il divano su cui la immaginiamo seduta, mentre risponde alle domande, diventa quasi un tappeto volante, per mezzo del quale ella, attraverso le risposte, conduce il lettore in un viaggio, che parte dal suo cuore e lo conduce fin nei diversi punti cardine della sua vita trasformati poi in opere letterarie.
Dacia ci accompagna nei campi di concentramento in Giappone, in cui fu internata insieme alla sua famiglia da piccola e ci sfiorare l’esperienza della prigionia e della fame, il cui ricordo è divenuto l’ossessione che ha generato la sua propensione alla scelta dell’immaginazione e alla sua fervida creatività letteraria.
Veniamo condotti a Bagheria, dove la scrittrice ha vissuto qualche tempo e dove è nato l’amore per le luci e i colori di un’isola meravigliosa, ma anche il ripudio per una certa aristocrazia colpevole di favorire atteggiamenti mafiosi.
Sfioriamo in volo la sua vita a Roma, l’amore per Alberto Moravia, le sue amicizie e anche il suo profondo desiderio di solitudine, espressi con risposte sintetiche, ma di un’intensità tale da instillare in noi il desiderio di farci un’idea più grande della struttura letteraria di questa scrittrice a partire da questi piccoli spunti che ella ci dona mediante le risposte.
Infine ammiriamo, volando, le sue lotte progressiste in difesa delle donne e un accenno ai i romanzi con cui ha espresso in modo energico la propria voce.
La nostra Dacia è stata dunque una donna rivoluzionaria agendo mediante un uso sapiente di parole sincere, tali da rispecchiare totalmente la sua stessa vita.
Scrive del Teatro:
“Solo vedere un sipario che si apre mi comunica emozione.
È la sorpresa forse, l’attesa delle parole che si compongono e si scompongono secondo le linee di una intelligenza esposta e vulnerabile e perciò tanto più preziosa”
È evidente che parli con amore e consapevolezza, di qualcosa che conosce molto bene e la rispecchia.
Dacia Maraini non si limita a “poetare” con le sue parole.
Dacia vive delle sue parole o in qualche modo dà a loro vita.