Recensione: Afrodite viaggia leggera – Sulla rotta dell'amore Recensione: Afrodite viaggia leggera – Sulla rotta dell'amore

Recensione: Afrodite viaggia leggera – Sulla rotta dell’amore

Recensione: Afrodite viaggia leggera – Sulla rotta dell'amore Recensione: Afrodite viaggia leggera – Sulla rotta dell'amore“Afrodite viaggia leggera – Sulla rotta dell’amore”
di Francesca Sensini
Ponte alle Grazie

Genovese, classe 1974, dopo aver conseguito in Italia la laurea in lettere classiche, Francesca Sensini si trasferisce in Francia, dove perfeziona i suoi studi classici, conseguendo un dottorato in Italianistica presso la Sorbonne di Parigi, insegnando poi in diverse università, per approdare infine – dopo una permanenza triennale in Savoia, sul lago di Bourget – a Nizza nel 2013, dove tuttora risiede, insegnando letteratura e cultura italiana all’Università Côte d’Azur..
(Può essere insignificante, per il lettore, venire a sapere che Francesca Sensini ha abitato per tre anni sulle rive del lago di Bourget. Ma io ho voluto segnalarlo, per poter esternare – e penso condividere con la stessa Sensini – il mio amore per questo incantevole lago immerso nei monti boscosi della Savoia, che mi ha ripetutamente attirato e ammaliato nelle mie periodiche scorribande in terra di Francia, e dove ho sempre alloggiato in una incantevole locanda, alla quale nemmeno volendo potrei fare pubblicità perché non ne ricordo il nome e ne ho perduto il biglietto da visita, ma di cui conservo nel cuore e negli occhi la grazia ospitale della maîtresse e la sontuosa coreografia del ricco carrello di formaggi …).

Per tornare al tema che ci occupa e condurre chi mi legge all’analisi di “Afrodite viaggia leggera”: Francesca Sensini è un’ambasciatrice in terra di Francia della cultura classica italiana. E questo è sufficiente a rendercela simpatica. Ma lo è, non a caso risiedendo in una città incastonata nel Mediterraneo. Questo, sì, è più che utile segnalare. Perché l’autrice di “Afrodite viaggia leggera” è anche (soprattutto?) cantrice del Mediterraneo stesso, inteso come fucina e culla di antiche civiltà che hanno lasciato segni indelebili e che accomunano le culture dei paesi e delle popolazioni che vi si affacciano.

Non c’è alcun dubbio: Francesca Sensini ama il Mediterraneo, condividendo lo stesso sentimento con scrittori come Dumas, Simenon, Izzo, tanto per citarne alcuni. Il Mediterraneo, dunque, rappresenta il primo ingrediente manipolato dall’autrice di “Afrodite viaggia leggera”. In tutto il libro, in ogni pagina, pausa, piega, il sole del Mediterraneo, le sue brezze, i suoi lidi, la sua flora, il suo impareggiabile e inimitabile incanto, esercitano una presenza dominante e tonificante. Afrodisiaca, per l’appunto.
Il secondo ingrediente, manco a farlo apposta, è la mitologia greca, della quale Francesca Sensini si rivela profonda conoscitrice e raffinata, oltre che originalissima, manipolatrice.
Perché Sensini, con grazia pari alla determinazione, entra nei panni (succinti) e nella testa (acuta, indomita) della dea Afrodite, per svelarci e farci ammirare un modello di femminilità che scopriamo essere il prototipo della femminilità stessa.
L’Afrodite di Sensini dà un benevolo ma deciso scappellotto a tutte le donne del mondo e di ogni epoca per svegliarle dal torpore e dalla sottomissione, per ricordare loro che affermazioni come “la guerra non è cosa da donne”, o “la forza e il combattimento sono faccende da uomini”, sono solo visioni del mondo false, inventate a bella posta dagli uomini per poter sedere indisturbati al posto di comando. “Alla mia nascita non era così”, ricorda Afrodite/Sensini, “l’amore e la guerra, la bellezza e la lotta erano tutte sotto la mia giurisdizione”.
Naturalmente, l’Afrodite di Sensini prende la mosse dall’arcifamosa Venere di Milo. O meglio: si presenta al lettore, nell’aspetto e la posa, come la stessa Venere di Milo, attraverso una descrizione – sia della statua stessa che della storia del suo accidentale svelamento – che cattura il lettore sin dalla prima pagina e ne condiziona l’attenzione e l’interesse per tutto il resto del breve e scorrevole raccontare. Anche le braccia mutilate della Venere di Milo sono abilmente utilizzate da Sensini, per avanzare ipotesi sul gesto (e quindi sulle intenzioni, sull’atteggiamento) che la mutilazione impedisce di conoscere con certezza, ma soltanto ipotizzare. E Sensini ipotizza, e come ipotizza! La sua Afrodite , che non per nulla nasce dalle acque del mare (altro rimando artistico: Botticelli), è frutto della dispersione dello sperma del cielo (Urano) nel mare Mediterraneo; non è frutto di un’unione (come accade per gli esseri umani), ma, al contrario e paradossalmente, da una separazione. Da un atto di violenza: l’evirazione di Urano da parte del figlio Crono. Una violenza necessaria.
Da qui, di racconto in racconto, di mito in mito, inizia il viaggio di Afrodite nel mondo e tra gli esseri umani. Un viaggio, quello di Afrodite/Sensini, nel corso del quale la dèa dell’amore deve fare i conti sia con gli altri dèi (come ben sappiamo, irascibili, gelosi, invidiosi, rissosi: insomma, pieni di tutti i difetti che siamo soliti imputare all’umanità), sia con gli esseri umani, mettendo a dura prova le sue caratteristiche di dèa dell’amore, della bellezza, dell’indipendenza. E così il lettore approda a luoghi e si imbatte in personaggi e vicende della mitologia che conosciamo e abbiamo amato, e che Francesca Sensini affronta e rivisita da una prospettiva del tutto particolare, con gli occhi e la passione della sua Afrodite: Adone, Giasone e il viaggio degli argonauti alla conquista del vello d’oro, la guerra di Troia, Medea, Saffo, l’isola di Ischia, Ippolita. Eccetera.
Insomma. Con una leggerezza spumeggiante e stilisticamente ineccepibile, Francesca Sensini ci regala un piacevolissimo excursus nella mitologia greca, alla fine del quale non possiamo far altro che confermare quanto gli antichi Greci hanno dato – mi azzardo a dire: quasi tutto – alla cultura e al pensiero universali.
E il regalo della Sensini è arricchito da un pacchetto di note in appendice, con le quali l’autrice fornisce chiarimenti, indica rimandi e segnala lavori bibliografici altrui su ogni singolo capitolo del libro. Concedendosi il vezzo di indicare (ad “arbitrio del mio gusto”, specifica l’Autrice) una canzone da abbinare “ad ogni tappa del viaggio”.
Buona lettura, dunque, anzi: buon viaggio.

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