Recensione: Acid for the children - Il guizzo creativo, la curiosità e il fuoco sacro Recensione: Acid for the children - Il guizzo creativo, la curiosità e il fuoco sacro
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Recensione: Acid for the children – Il guizzo creativo, la curiosità e il fuoco sacro

Recensione: Acid for the children - Il guizzo creativo, la curiosità e il fuoco sacro Recensione: Acid for the children - Il guizzo creativo, la curiosità e il fuoco sacroAcid for the children, edito da HarperCollins, è la tenera autobiografia di Michael Peter Balzary, in arte Flea, il famosissimo bassista e frontman del gruppo Red Hot Chili Peppers.

Nato a Melbourne, in Australia, all’età di quattro anni si trasferisce con la famiglia a New York, dove il padre, un uomo rigoroso e conservatore, lavora in consolato.
Dopo qualche anno, la mamma si innamora di Walter, un musicista tossicodipendente e geniale e separatasi dal padre, trascina i figli in una nuova vita molto più precaria e meno ordinaria, ma che tra gioie e dolori, avvicinerà Flea al mondo della musica.

Sui banchi di scuola tra l’altro, Flea incontrerà Antony Kiedis, il futuro cantante del gruppo a noi noto, con cui avrà una stramba e duratura amicizia.
Lo stile del romanzo rispecchia in pieno la personalità di Flea: la sintassi è breve e snella, quasi fanciullesca nel lessico e nei contenuti, ma non in accezione negativa, bensì in una maniera tale da rendere l’autobiografia una sorta di flusso di coscienza sincero e schietto, più che un mero resoconto di quanto lo abbia portato alla costruzione del gruppo di fama o al successo nella sua carriera musicale.

I continui flashback inseriti tra un capitolo e l’altro, come guizzi improvvisi, non confondono il lettore; lo coinvolgono anzi nella dimensione emotiva di Flea, nelle oscillazioni del suo pensiero vivace, curioso, profondamente introspettivo, spirituale e romantico.
Io stessa mi sono intenerita leggendo della sua vita, dolorosa a tratti, ma mai narrata con spirito di autocommiserazione o con giudizio.
Del patrigno Walter ad esempio, descrive gli scatti di ira, il dolore e i timori generati da quest’ultimo nella sua infanzia, ma descrive altresì la tenerezza, la genialità e la capacità di trasformare il dolore in bellezza attraverso la musica, sottolineando così uno degli spunti fondamentali ed emotivi della sua carriera musicale.

Nessuno dei suoi familiari, né dei suoi amici è giudicato all’interno della biografia, ma visto nella propria interezza umana.
Flea stesso, emerge dal proprio racconto, come un uomo dotato di una grande sensibilità, di una meravigliosa e tormentata consapevolezza, di una profonda spiritualità, di un inquietudine e di profonde ferite, che lo hanno portato a mettersi continuamente in discussione.

Flea ci racconta della sua curiosità e sperimentazione nel mondo delle droghe, ma con una tale lucidità e consapevolezza, quasi una brutale veridicità , ne descrive limiti e tossicità e fa quindi comprendere al lettore come mai non ne sia mai diventato patologicamente dipendente.
Flea è l’esempio che il lato ombra non è qualcosa da rinnegare, ma qualcosa che ci appartiene perché derivante dal nostro vissuto e che in qualche modo, reso consapevole, può illuminare e determinare il futuro rendendolo prezioso.

Il dolore, per chi lo vive, lo vede come parte del bene e lo riesce ad elaborare, diventa opportunità di arricchimento interiore.; il caos esistenziale, sentito profondamente come impulso vitale, diventa un elemento in grado di rompere gli schemi rigidi generando il guizzo creativo.
La curiosità e il fuoco sacro fanno il resto, portando alla luce il talento.

Flea, dalla propria dolorosa infanzia, ha partorito con amore se stesso ed il suo talento musicale:
Ma in quel luogo spaventoso, la Musica, voce divina, gli ha parlato.
Gli ha detto di condividere la sua voce con il mondo.
E cosi è stato travolto dallo splendore.

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