Recensione: Accoppiamenti bestiali - “La mosca gode”

Recensione: Accoppiamenti bestiali – “La mosca gode”

Recensione: Accoppiamenti bestiali - “La mosca gode” Recensione: Accoppiamenti bestiali - “La mosca gode”Accoppiamenti bestiali
Storia naturale del piacere sessuale
di Thierry Lodé
Carocci Editore

I libri dell’editore Carocci non sono mai banali.
Nata, per iniziativa di Giovanni Carocci (1932 -2018) come casa editrice dedita alle pubblicazioni specialistiche universitarie, la Carocci ha via via ampliato, senza perdere la vocazione originaria, la gamma dei propri prodotti estendendola ai volumi di saggistica rivolti al cosiddetto “lettore generale”. Quale è, appunto, il sottoscritto: divoratore di libri, ma dotato di una propensione alla scienza pari allo zero.
Bene, “Accoppiamenti bestiali”, al di là del titolo che maliziosamente ammicca a lettori stimolati da pruriginoso voyeurismo, è un saggio che rappresenta egregiamente la linea editoriale della Carrocci: poggia su solide basi scientifiche e al contempo può essere apprezzato e letteralmente goduto da lettori “ignoranti di scienza” come il sottoscritto.
E per completare la presentazione del libro, devono essere spese due righe sull’autore. Thierry Lodé è un biologo francese (Tarbes, 1956), titolare della cattedra di ecologia evolutiva presso l’università di Rennes. Ed è, per l’appunto, studioso e specialista della sessuologia animale. Terreno di indagine scientifica i cui risultati ha trasferito nel campo del sociale, che lo ha visto impegnato a sostenere campagne libertarie a favore della contraccezione, la parità dei sessi, l’abolizione delle pene detentive. E contro il matrimonio, visto come istituzione-gabbia della sessualità.
La si può ben comprendere, la posizione sociale di Thierry Lodé, se al genere umano – che da sempre e forse impropriamente si è autocollocato al vertice della scala gerarchica del regno animale – si trasferiscono i risultati della ricerca scientifica da lui condotta sulla sessualità degli altri animali – nessuna specie esclusa – e della sua evoluzione biologica.

Perché quel che intende dimostrare Lodé nel suo intrigante e rigoroso saggio è – detto in parole povere ma comprensibili – che non si può assolutamente ridurre la sessualità a una funzione servilmente subordinata alla riproduzione e alla continuità della specie (ovviamente là dove la riproduzione non avviene per partenogenesi).
“La mosca gode”, constata e sentenzia Lodé. E lo constata per poter affermare che nessuna specie animale, nell’atto sessuale, si sottrae alla ricerca del piacere.
Non solo. Il corteggiamento, la scelta del partner, le faticose ritualità che precedono e seguono l’amplesso, le difficoltà legate all’atto sessuale stesso, tutte queste mille ampollosità costituiscono delle complicazioni che non fanno dubitare il nostro autore del fatto che “il sesso è sicuramente il modo peggiore per lasciare una discendenza”. Sarebbe tutto molto più agevole e sbrigativo se per tutti gli animali la riproduzione avvenisse senza quei faticosi e dispendiosi fronzoli, alla maniera dei batteri “scindendosi serialmente in organismi fratelli, moltiplicando una popolazione senza emozione e senza sforzi”. Invece no. Un po’ contraddicendo le teorie darwiniane sull’evoluzione, tutte le specie animali sembrano non avere imparato nulla dall’esperienza, perché da milioni di anni si ostinano a fare sesso con tutte quelle complicate e dispendiose modalità.
E come giustificare, poi, il fatto incontrovertibile che sia i maschi che le femmine di un numero impressionante di specie animali praticano da sempre e alla luce del sole attività sessuali certamente non rivolte alla riproduzione, quali la masturbazione e i rapporti omosessuali?
Per non parlare dei bonobi (alias scimpanzé nani), campioni mondiali di accoppiamenti orgiastici, cui sono frequentemente dediti e che coinvolgono decine e decine di appartenenti al gruppo. E non a caso i bonobi, scientificamente caratterizzati da una esuberanza sessuale fuori del comune, sono considerati come la specie esistente più prossima agli esseri umani…
Insomma, a parte gli scherzi e i commenti frivoli ai quali Lodé ogni tanto simpaticamente si abbandona per allentare la tensione scientifica (del tipo: “perfino le imperturbabili femmine di elefante asiatico Elephas maximus furono sorprese a giocare placidamente al dottore con le loro proboscidi”), va assegnata e riconosciuta all’omosessualità animale (constatata in più di mille specie!) la sua funzione esclusivamente e altruisticamente satisfattiva del piacere sessuale.
Ma c’è tanto altro, nell’attività sessuale degli animali. Ci sono i baci, c’è la toelettatura (allopreening), c’è lo spidocchiamento (delousing), ci sono, insomma, tutte quelle carezze e attività sul copro dell’altro che inducono al piacere, che manifestano la solidarietà e l’affetto reciproco. Perché “abbracci e carezze permettono di affezionarsi ai partner amorosi, di riconoscerli e rincuorarli”.
E quel che conta – Lodé lo ripete con forza e convinzione scientificamente supportate da dati incontrovertibili – è che “gli esseri viventi si scelgono l’un l’altro e tale preferenza accordata dimostra quanta libertà di scelta ci sia nell’evoluzione… una libertà di scelta fatta di fluidi e profumi istintivi… Una libertà inaudita che, esercitata nelle piccole scelte quotidiane, costruisce l’avventura evolutiva. E, in qualunque specie, questa deliberata ricerca di un amante si basa fondamentalmente sulla sua differenza, rendendo possibili migliaia di combinazioni diverse”.
E così è inevitabile che Lodé richiami un efficace aforismo del filosofo Emil Cioran: “L’amore: un incontro tra due salive… Tutti i sentimenti attingono il loro assoluto dalla miseria delle ghiandole”.
Aforismi provocatori a parte, la tesi di fondo sostenuta (e, ripeto, supportata da dati rigorosamente scientifici) da Thierry Lodé è che “l’ecologia evolutiva dimostra come, attraverso lo scioglimento del conflitto sessuale, riconciliazione e gratificazione reciproche favoriscano l’esistenza degli uni e degli altri, su un pianeta aperto a tutte le reti e a tutte le maglie”.
Non resta che interrogarci, dunque, sulle limitazioni e i tabù impostici dalla cosiddetta “morale corrente”? Buona lettura.

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