RaiPlay, da oggi a “ConverseRai” si parla di fake news e disinformazione con lo psicologo Giuseppe Riva
«Nei social media le storie durano non più di 15 secondi. E proprio questo è il tempo massimo che la maggior parte di noi dedica per analizzare i contenuti che ci vengono proposti. È ovvio che in 15 secondi sia facile essere ingannati». Lo psicologo Giuseppe Riva è il protagonista della nuova puntata di “ConverseRai”, il programma sull’inclusione della Direzione Contenuti Digitali, disponibile su RaiPlay dal 27 marzo.
Professore di Psicologia della Comunicazione e Psicotecnologie per il Benessere, Riva spiega bene il ricco vocabolario che incontriamo nelle tante informazioni online: fake news, disinformazione, click bait, pubblicità ingannevole, bot, user generated content, deep fake, uso distorto dell’intelligenza artificiale. E proprio l’espressione fake news da qualche anno è diventata di uso comune. Ma è possibile individuare l’autenticità delle notizie recuperate in rete e sui social network, considerati oggi il principale canale di diffusione di “bufale”? «E’ necessario far comprendere soprattutto ai giovani, nati nell’era digitale e quindi maggiormente coinvolti, che per riuscire a trovare delle notizie, e verificarne esistenza e contenuti, è importante la pluralità delle fonti di informazione. Questo è un passaggio fondamentale! Purtroppo questa alfabetizzazione alla comunicazione è qualcosa che manca, e diventa necessaria se vogliamo evitare che i nostri figli vengano ingannati sempre più spesso da questo mondo così articolato e potente».
E’ un momento storico critico, le fake news spesso hanno minato alla base la verità diventando anche molto pericolose. Seppur il fenomeno delle “bufale” esistesse anche prima di internet, con il web si è ampliato il suo raggio di diffusione che, grazie ai social media, raggiunge migliaia di utenti in tutto il mondo. «Per essere credibile una notizia falsa deve essere raccontata in modo da generare nell’ascoltatore una risposta emotiva. Deve essere realista e dare l’idea che provenga da una fonte attendibile. Per questo, la maggior parte delle fake news si basa o su immagini modificate o su immagini estrapolate da un contesto non originale. La fake news raggiunge il suo scopo finale se chi la subisce ne diventa convinto assertore se non addirittura tenace diffusore. La strategia comunicativa di chi le diffonde non è solo destabilizzare la verità, ma monetizzare la visualizzazione dei contenuti falsi. E quando guardiamo certi contenuti, anche e solo per curiosità, contribuiamo comunque alla ricchezza dei malintenzionati».