RaiPlay, a “ConverseRai” Paolo Nespoli, astronauta con tre missioni spaziali
«La Stazione spaziale è un esempio di cooperazione internazionale in cui convivono anche nazioni che invece sulla Terra non sono poi così tanto amiche: improvvisamente, nello Spazio si trovano unite, per fare una cosa che sta al di sopra di tutti». Paolo Nespoli, astronauta con tre missioni spaziali nel suo ricco curriculum – è il protagonista della nuova puntata di “ConverseRai”, il programma sull’inclusione della Direzione Contenuti Digitali, disponibile su RaiPlay dal 17 aprile.
Un’intervista in cui racconta la vita quotidiana nella Stazione spaziale, fatta di routine, di situazioni rischiose dove è richiesta una professionalità di altissimo livello, ma anche di adattamenti a situazioni fisiche e di vita non convenzionali durante la permanenza in orbita. Gli astronauti infatti fluttuano in uno spazio eccezionale e vengono sottoposti a condizioni estreme, esposti a microgravità e radiazioni: «quando uno arriva nella Stazione da terrestre, improvvisamente scopre che non può più camminare e bisogna usare le mani per muoversi, non c’è più l’alto o il basso e le prime volte che cerchi di bere ti sembra di soffocare. La gravità è una forza estremamente forte che schiaccia tutta una serie di altre piccole forze che ci sono ma che non vediamo. Se sulla Terra stiamo in auto e ci viene addosso un moscerino, neanche ce ne accorgiamo; ma nello Spazio quel moscerino avrebbe prodotto un impatto forte, perché non c’è più la forza di gravità. Andare nello Spazio, vedere queste forze che finalmente si esprimono, è molto importante perché permette di migliorare la vita sulla Terra».
La Stazione spaziale sta diventando obsoleta, tanto che nel 2028 è prevista la sua lenta ma inesorabile dismissione: «la NASA vorrebbe metterla da parte per concentrarsi su qualcos’altro», ha sottolineato Paolo Nespoli con un impercettibile sussulto nostalgico. «Il problema è che chi la dovesse prendere in gestione dovrebbe anche gestirla; e questo non è facile né economico. Sono convinto, invece, che con uno sforzo comune sarebbe ideale mantenere un laboratorio in microgravità che giri attorno alla Terra».