Rai Documentari, stasera su Rai1 “Me l’aspettavo – Il sorriso di Don Puglisi”
Sono trascorsi trent’anni da quando Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, pronunciò le parole “Me l’aspettavo” un attimo prima che un killer della mafia gli sparasse, uccidendolo a pochi metri da casa nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno.
Alla memoria del primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia e alla sua coraggiosa missione, Rai Documentari dedica “Me l’aspettavo – Il sorriso di Don Puglisi”, il documentario realizzato in collaborazione con Officina della Comunicazione che andrà in onda lunedì 29 maggio in seconda serata su Rai1.
Diretto da Simone Manetti e scritto da Matteo Billi, “Me l’aspettavo” racconta l’impegno del parroco palermitano nel quartiere Brancaccio, dove aveva eretto le sue barricate, sociali e spirituali, contro la violenza della mafia.
Ai ragazzi che si riunivano nella sua parrocchia o sui banchi delle scuole dove insegnava, Don Pino non ha mai smesso di parlare degli orrori e delle ingiustizie della malavita siciliana perché, come lui stesso affermava “il primo dovere a Brancaccio è rimboccarsi le maniche. E i primi obiettivi sono i bambini e gli adolescenti: con loro siamo ancora in tempo, l’azione pedagogica può essere efficace”.
Don Puglisi ha usato l’educazione alla legalità come argine allo strapotere di Cosa Nostra; la cultura per offrire un’alternativa alla criminalità. E ha combattuto con le armi che aveva, quelle di un prete.
Armi diverse da quelle a disposizione dei giudici, dei magistrati e delle forze dell’ordine ma, evidentemente, altrettanto efficaci e temute dalla mafia.
Altrimenti non si spiegherebbe l’esecuzione di un uomo di Chiesa proprio in quel momento delicatissimo della storia mafiosa, a un anno dalle stragi di Capaci e via D’Amelio e a pochi mesi dalla stagione delle bombe di Firenze, Roma e Milano; quando lo Stato aveva finalmente dichiarato guerra alla mafia.
Il documentario prende spunto dalle ultime parole di Don Puglisi per raccontare la sua vita coraggiosa e la preziosa eredità consegnata al suo territorio. Un prete di periferia che faceva paura alla più potente organizzazione criminale del Paese.
La vita di Don Pino Puglisi viene raccontata attraverso le testimonianze di chi ha lavorato e vissuto al suo fianco: suore e sacerdoti a lui vicini; i ragazzi di Brancaccio salvati dalla strada, oggi diventati adulti; i giornalisti che hanno documentato il contesto sociale e criminale in cui operava Puglisi; gli uomini che, in Vaticano, hanno gestito e condotto il processo di beatificazione di Don Pino, celebrato il 25 maggio del 2013.
La drammaticità della morte di Don Pino Puglisi è consegnata al racconto del suo killer Salvatore Grigoli, la registrazione della sua deposizione in aula durante il processo ricostruisce tutte le fasi che hanno portato al delitto. È proprio Grigoli, oggi collaboratore di giustizia che racconta la reazione di Don Pino di fronte alla minaccia della pistola, e le sue ultime parole.
Nel documentario intervengono i racconti di:
- Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo
- Mons. Domenico Mogavero, Vescovo Emerito di Mazara del Vallo
- Suor Carolina Iavazzo, ex collaboratrice di Don Puglisi
- Bianca Stancanelli, giornalista e scrittrice (autrice del libro “A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario”)
- Vincenzo Ceruso, giornalista e scrittore (autore del libro “A mani nude: Don Pino Puglisi”)
- Pino Martinez, fondatore del Comitato Intercondominiale di Brancaccio
- Gregorio Porcaro, ex collaboratore di Don Puglisi