Presentata la mostra “Venezia è tutta d’oro. Tomaso Buzzi: disegni fantastici 1948-1976”
Dal 20 maggio, i suggestivi spazi della Biblioteca del Longhena della Fondazione Giorgio Cini ospitano la mostra Venezia è tutta d’oro. Tomaso Buzzi: disegni “fantastici” 1948-1976 curata da Valerio Terraroli. Organizzata con il contribuito di Rolex Italia nell’ambito dell’iniziativa Amici di San Giorgio, la mostra presenta circa 90 disegni e acquerelli dell’architetto Tomaso Buzzi provenienti dalle raccolte dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini e dalla raffinata collezione Pieri di Milano.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira (20 maggio – 1 agosto, aperta tutti i giorni tranne il mercoledì dalle 10 alle 19, prenotazione obbligatoria su visitcini.com).
Venezia è tutta d’oro. Tomaso Buzzi: disegni “fantastici” 1948-1976 è interamente composta da disegni schizzati con penne, acquerelli, pennarelli, pastelli, matite, china e carboncini su carta da disegno, ma anche su fogli volanti così come su taccuini fatti dal vivo o estratti dalla memoria, con inchiostro, acquerelli, biro, talvolta arricchiti da un breve testo o una didascalia, per fissare sulla carta avvenimenti quali concerti e feste, sia mondane sia popolari, oppure vedute di Venezia e della Laguna, architetture, angeli e immagini fantastiche.
I disegni e gli acquerelli si configurano come una mappa mnemonica capace di cogliere, per il fascino dei tagli compositivi e la nervosa immediatezza del tratto, i diversi rivoli in cui si espande il pensiero di Tomaso Buzzi, definito a suo tempo “il più colto degli architetti”.
Il Corpus di progetti e schizzi di Tomaso Buzzi della Fondazione Cini
Le collezioni d’arte della Fondazione Cini si costituirono dall’intreccio tra il mecenatismo del fondatore Vittorio Cini e le istanze di studio e ricerca determinate dalla programmazione culturale dell’Istituto di Storia dell’Arte, volto a promuovere l’acquisizione di nuclei che ne fossero piena espressione. Il 1983 è l’anno della donazione da parte degli eredi di un corpus di centotrentotto disegni – capricci, vedute, fantasmagorie, scene di feste, cerimonie, concerti – e quarantasei fogli recanti gli schizzi per la villa del marchese Taliani a Porta Metronia a Roma (1952). In questo materiale emerge l’estro inventivo e l’eclettismo camaleontico dell’architetto, piacevole disegnatore capace di mimetizzare il suo segno in variati registri stilistici, talvolta recepiti dagli antichi maestri veneziani.
Tomaso Buzzi
Nato a Sondrio il 30 settembre 1900, si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1923. Dopo una prima e fondamentale fase, legata alla collaborazione con Gio Ponti per l’architettura d’interni caratterizzata da arredamenti lontani sia dal gusto déco sia dal peso novecentesco, nel 1927 con Lancia, Marelli, Venini, Chiesa e lo stesso Ponti fonda l’associazione “Il Labirinto”. Nel 1928 inizia a collaborare con la rivista Domus, mentre tra il 1932 e il 1934 lavora attivamente con la vetreria Venini. Animato dal motto “l’architetto è soprattutto un direttore d’orchestra”, a partire dal 1934 intraprende il restauro di palazzi di assoluto rilievo tra cui Palazzo Cini a San Vio, dove eseguì due piccoli, ma significativi interventi tra il ‘56 e il ‘58: la creazione della graziosa stanza ovale in stile rococò e l’aggiunta della scala a chiocciola. Tra i numerosi progetti vanno segnalati Palazzo Marcoli a Roma, la Villa Pacelli a Forte dei Marmi, la Villa Rossi di Montelera a St. Moritz, la Villa Nasi Agnelli a Cap-Ferrat, la Villa Putti a Bologna e il Teatro della Cometa a Roma. A lui si deve anche la ristrutturazione dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo e a Bangkok. A partire dal 1956 su segnalazione del marchese Paolo Misciatelli, acquista a Montegabbione, nei pressi di Terni, un convento con annessa una chiesa del Duecento fondato da San Francesco, detta “La Scarzuola” che diverrà, nel corso degli anni, un laboratorio continuo al fine di creare una propria città ideale. Il 16 febbraio 1981, Tomaso Buzzi muore a Rapallo. La sua capacità di muoversi tra le varie forme artistiche e apportarne un nuovo contributo, ne hanno fatto un protagonista assoluto del gusto italiano moderno, ancor oggi, spesso imitato.