‘Pink Noise’ di Francesca Fini, la prima performance artist sulla blockchain
Venerdì 9 aprile alle 19.30, sulla nuova piattaforma per lo spettacolo digitale “De-Pink” ideata e realizzata dall’artista intermediale Francesca Fini, sarà accessibile la seconda sessione di “Pink Noise”, una performance virtuale sperimentale che aprirà a nuovi scenari e dispositivi di interazione.
Dopo il debutto dello scorso 7 marzo con la collaborazione di Cinematica Festival, il digital show interattivo di Francesca Fini, già riconosciuta dalla Treccani alla voce ‘cyber-performance’ come uno dei modelli più significativi di questo linguaggio in Italia, sbarca sulla blockchain attraverso la piattaforma de-pink.com, configurando la performance artist romana come la prima a registrare elementi performativi, come bitcoin.
Francesca Fini sperimenta così la propria esistenza digitale, da anni centrale nella sua ricerca artistica, anche e soprattutto in epoca di pandemia. «Come si può riqualificare la propria presenza artistica nel digitale, escludendo la cosa più banale che è lo streaming di qualcosa che potrebbe essere fatto a teatro?», si chiede Francesca Fini: la piattaforma De-Pink è la risposta a questa domanda e anche un nuovo modo di finanziare l’arte, investendo il ricavato delle performance in una catena di opere grazie alla vendita, attraverso la piattaforma, delle sculture virtuali presenti all’interno della performance.
«Nel mercato dell’arte è in atto una rivoluzione – spiega Francesca Fini – Finora alcuni artisti, pochissimi, hanno compreso le potenzialità della cryptoarte, ma nessuno ha mai inserito sulla blockchain degli elementi performativi. La blockchain consente di registrare elementi performativi come oggetti unici, più rari di un dipinto a olio o di una scultura. De-Pink è performance digitale sperimentale ma anche una piattaforma per la vendita dei residui prodotti da queste stesse performance. L’autenticazione certa e permanente di queste “reliquie”, siano esse digitali o fisiche, avverrà grazie alla registrazione delle stesse nella blockchain. In questo modo De-Pink diventa anche la prima piattaforma di performance art decentralizzata proprio grazie alla confluenza nella blockchain. Nell’immediato futuro crediamo che questo permetterà a De-Pink di auto-sostenersi e di diventare anche piattaforma produttiva vera e propria».
Una testa di argilla di Venere viene passata attraverso uno scanner 3D e trasformata nel suo simulacro elettronico. Questo relitto digitale, disincarnato e smaterializzato, diventa il punto di partenza di una performance partecipativa web-based, dove l’artista, interagendo costantemente col pubblico, riflette sul tempo in cui viviamo, tra lockdown intermittente, paura di respirare, Hikikomori Sindrome, relazioni contactless e femminilità schiacciata nel video delay.
Durante la performance il pubblico è invitato in diretta a spostarsi in quattro diverse stanze/ambienti della piattaforma, dove viene incoraggiato a interagire in tempo reale grazie a una serie di dispositivi messi a disposizione dall’artista: un mixer audio, un’applicazione per la realtà aumentata, fino a poter intervenire direttamente grazie a un collegamento in videoconferenza.
De-Pink è allo stesso tempo contenitore e contenuto dello show digitale. Il video viene integrato all’interno dell’interfaccia grafica originale di una pagina web dinamica, capace di ridimensionarsi automaticamente in base al dispositivo. All’interno di questo ambiente personalizzato, il video si integra e interagisce con moltissimi altri elementi UIX (User Interface e User Experience) utilizzati per arricchire e amplificare l’esperienza dell’utente. Il design dell’interfaccia utente si fa, nella filosofia di De-Pink, concreta azione artistica e parte integrante dello show, in un’operazione in cui confluiscono la funzionalità del design puro e la visionarietà dell’interaction design.
Il format di De-Pink è un digital show ibrido, un contenitore formato da una giustapposizione di diversi media e linguaggi, i cui riferimenti concettuali spaziano dal teatro sintetico futurista al fenomeno dei gamer, su cui Francesca Fini ha sviluppato negli anni una lunga ricerca che ha partorito alcune sue performance, come ‘The Shadow – un videogioco Shakespiriano’.
De-Pink costruisce i suoi dispositivi di interazione artistica hackerando e manipolando a suo piacimento gli strumenti tradizionali messi a disposizione dal marketing digitale. Così una tecnicistica visitor chat diventa l’occasione di un dialogo situazionista tra l’artista e l’utente ignaro che chiede informazioni. L’approccio di De-Pink è quello dadaista: appropriarsi di un dispositivo smontandolo e rimontandolo creativamente. La piattaforma De-Pink è, nelle parole di Francesca Fini, «un nuovo contro-virus che espande i margini del tuo media-player per un salto nel rosa intenso. Una nuova forma di surrealismo digitale fatto di realtà aumentata, video interattivo e una piattaforma appositamente progettata per la sperimentazione delle performance in streaming. Un’interfaccia bulimica kawaii, paffuta come un’emoji che lancia un bacio lampeggiante, dolce e scivolosa come un bitcoin in caduta libera…».
Link alla piattaforma De-Pink: https://www.de-pink.com/
Biglietteria online:
https://www.eventbrite.it/…/biglietti-francesca-fini…
Link evento Facebook: https://www.facebook.com/events/443114190121221
Francesca Fini è un’artista interdisciplinare che da anni si muove in quel territorio di confine dove le arti si ibridano, cercando di distillare una sintesi personale proprio nel linguaggio performativo e videoperformativo contemporaneo. Negli anni ha presentato il suo lavoro al Museo MACRO e MAXXI di Roma, al Guggenheim di Bilbao, al Schusev State Museum of Architecture di Mosca, alle Tese dell’Arsenale di Venezia, al Georgia Institute of Technology e in numerosi ambiti accademici nazionali e internazionali. Ha performato a Toronto per FADO Performance Art Festival, a Chicago per Rapid Pulse Festival, a Belo Horizonte per FAD Festival De Arte Digital, a San Paolo e a Rio per FILE Electronic Language International Festival, a Madrid per IVHAM e Proyector Festival, a Mumbai per Kala Ghoda e a Tokyo per il Japan Media Arts Festival. A Venezia ha preso parte alla prima Venice International Performance Art Week, nei suggestivi spazi di Palazzo Bembo. Nel 2014 e nel 2016 è stata selezionata da Bob Wilson per partecipare alla residenza artistica presso il Watermill Center di New York, e successivamente invitata alla Triennale di Milano per un evento del Watermill presso l’Illy Art Lab. Ha la sua base in Italia, ma espone, ricerca e lavora in tutto il mondo. Nel 2016 ha ultimato il film sperimentale Ofelia non annega (con Istituto Luce Cinecittà), inserito da Adriano Aprà tra i migliori film italiani degli ultimi 20 anni. La Treccani cita Francesca Fini alla nuovissima voce cyber-performance come una degli artisti più significativi di questo linguaggio in Italia.