Patto per il Lavoro e per il Clima: l'Università di Parma tra i firmatari Patto per il Lavoro e per il Clima: l'Università di Parma tra i firmatari

Patto per il Lavoro e per il Clima: l’Università di Parma tra i firmatari

Patto per il Lavoro e per il Clima: l'Università di Parma tra i firmatari Patto per il Lavoro e per il Clima: l'Università di Parma tra i firmatariL’Università di Parma è tra i 55 firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima della Regione Emilia-Romagna: un progetto di rilancio e sviluppo della Regione fondato sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, per creare lavoro di qualità, accompagnare la comunità regionale nella transizione ecologicacontrastare le diseguaglianze ridurre le distanze fra le persone.

«Abbiamo aderito con convinzione a questa alleanza condividendone, anzitutto, lo spirito di fondo – commenta il Rettore Paolo Andrei – e il fatto che, in un momento così difficile per tutti, si abbia il dovere di “rilanciare” la progettazione e la costruzione del nostro futuro con un disegno di ampio respiro e di medio-lungo termine. Sono convinto che questa sia la strada giusta, proprio perché il filo conduttore del patto che abbiamo condiviso è incentrato sulla necessità di porre al centro della nostra attenzione la stretta correlazione esistente tra sviluppo, qualità del lavoro, dignità delle persone e salvaguardia dell’ambiente. Particolarmente importante, infine, il fatto che l’invito della Regione a “fare sistema” sia stato raccolto da molte realtà, perché è così che non solo si affrontano in modo vincente le emergenze ma, soprattutto, si progettano le azioni future. L’Università di Parma è pronta a fare la sua parte».

Il Patto per il Lavoro e per il Clima della Regione Emilia-Romagna, che guarda al 2030 in linea con l’orizzonte e gli obiettivi fissati dall’Agenda delle Nazioni unite e dell’Unione europea, è condiviso da 55 firmatari: enti locali, sindacati, imprese (industria, artigianato, commercio, cooperazione), appunto università (i quattro Atenei della Regione), l’Ufficio scolastico regionale, associazioni ambientaliste (Legambiente, Rete Comuni Rifiuti Zero), Terzo settore e volontariato, professioni, Camere di commercio e banche (Abi).

«Il Patto per il Lavoro e per il Clima – si legge nella nota diffusa dalla Regione – prevede quattro obiettivi strategici da raggiungere: Emilia-Romagna regione della conoscenza e dei saperi; regione della transizione ecologica; regione dei diritti e dei doveri; del lavoro, delle imprese e delle opportunità. E individua quattro processi trasversali: trasformazione digitale; Patto per la semplificazione; promozione della legalità; partecipazione. Obiettivi strategici e processi trasversali saranno perseguiti a partire da alcune scelte di fondo:  dare priorità alle persone, in particolare ai giovani e alle donne; intraprendere una transizione ecologica giusta, che crei nuove imprese e nuovo lavoro, aggiornando le professionalità di chi  lavora per tutelarne e salvaguardarne l’occupazione; rimettere  al centro il valore dell’impresa, dalle piccole alle più grandi, e del pluralismo imprenditoriale e diffuso, a partire dalla cooperazione e dal lavoro sociale; orientare la rivoluzione digitale verso un nuovo umanesimo perché l’evoluzione della tecnologia  sia un diritto di tutte e tutti; assegnare una nuova centralità al welfare come strumento di equità sociale;  attribuire un nuovo protagonismo alle città, e con esse agli atenei, per un progetto di sviluppo che abbia un ancoraggio più forte nei territori».

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