La rivendicazione territoriale su Trento e Trieste è uno dei motivi per cui l’Italia entra nel primo conflitto mondiale. Ne parlano nel giorno dell’anniversario che vede le due città diventare italiane, Paolo Mieli e il professor Antonio Gibelli a “
Passato e Presente”, in onda domenica 3 novembre alle 9.15 e alle 14.20 su Rai Storia. I primi di novembre del 1918 avviene lo sfondamento delle linee austroungariche, con la decisiva vittoria di Vittorio Veneto, e il 3 novembre le due città vengono occupate dai soldati italiani: l’esercito del generale Diaz entra nelle strade accolto da una popolazione stremata, ma festosa. Lo stesso giorno l’Italia firma l’armistizio con l’Austria Ungheria. Il 4 novembre sui tetti delle due città sventola il tricolore. Molti irredentisti – gli italiani di nazionalità austroungarica che sognavano la liberazione – hanno perso la vita in guerra, come il trentino Cesare Battisti o il capodistriano Nazario Sauro, e non hanno visto realizzato il proprio sogno; per altri, quelli tornati a casa come il triestino Giani Stuparich, è il coronamento di una lunga battaglia.
Le Dolomiti di cento anni fa non immaginatele come le conoscete oggi. Non fantasticate sulle guglie rocciose che al tramonto si colorano di rosa. O meglio, fatelo pure perché le meraviglie della natura quelle erano e quelle sono (all’epoca incorrotte ed ancor più suggestive), ma togliete quel velo di romanticismo della cena in un rifugio, boccale di birra alla mano e polenta nel paiolo.
Le Dolomiti di cento anni fa, il Trentino ed il Sud Tirolo di 100 anni fa, erano una regione sostanzialmente povera, a prevalente economia rurale e che solo nelle grandi città della valle del Brennero (le italiofone Trento e Rovereto, le tedescofone Bolzano, Merano, Bressanone) vivevano di un certo commercio e godevano di una certa ricchezza.
Un appuntamento importante, assolutamente da non perdere.