Oggi in tv torna “Rebus” con Giorgio Zanchini
Che succede alla sanità pubblica?
A seguire, con il politologo Marco Revelli e lo scrittore Marco Balzano si ripercorrerà la forza propagandistica e la fascinazione esercitata sui giovani dal messaggio fascista nel Ventennio.
Il partito fascista istituì l’Opera Nazionale Balilla nel 1926, con il compito di controllare tutta l’attività giovanile, all’interno di un apparato strutturato per fasce di età: Figli della Lupa (6-8 anni), Balilla (8-14 anni), Avanguardisti (14-18 anni), iscritti ai Fasci giovanili di combattimento (18-21 anni). Queste organizzazioni svolgevano attività ricreative, sportive e assistenziali, con lo scopo di inquadramento e indottrinamento dei giovani. Nel 1937 confluirono tutte nella Gioventù Italiana del Littorio (GIL), che aveva 8 milioni di aderenti e dipendeva direttamente dal segretario del PNF, Achille Starace. Nel 1941-42 il 99,9% degli studenti delle scuole superiori risultava iscritto a queste organizzazioni.
Il partito fascista non tollerò concorrenti nel controllo e nell’organizzazione dei giovani; nel 1929 fu sciolta l’Associazione scoutistica e le squadre fasciste prendevano spesso di mira le sedi dell’Azione cattolica, fino a che si arrivò allo scioglimento di tutte le associazioni giovanili non facenti capo al Partito fascista e all’ONB.
L’organizzazione precoce e l’indottrinamento delle giovani generazioni ‒ com’è noto ‒ furono un motivo centrale e di vitale importanza per il regime fascista: un investimento a lunga scadenza che doveva assicurare la sopravvivenza del sistema, dato che la scuola da sola non era in grado di garantire la trasmissione dell’ideologia. Questo compito venne affidato alle organizzazioni giovanili fasciste.