Nel Ventesimo secolo le violenze sessuali sulle donne sono diventate parte integrante delle strategie offensive e propagandistiche degli eserciti in guerra. Solo di recente però, dopo le atrocità commesse nei conflitti in Bosnia e in Ruanda, la comunità internazionale ha saputo riconoscere le peculiarità dello stupro di guerra da un punto di vista giuridico, dichiarandolo crimine contro l’umanità.
A “Passato e Presente”, in onda giovedì 27 luglio alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia, la professoressa Silvia Salvatici e Paolo Mieli ripercorrono la lunga cronologia delle violenze inflitte alle donne nei contesti bellici dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri. Allo scoppio della Prima guerra mondiale l’avanzata dell’esercito austroungarico in Serbia e di quello tedesco in Belgio sono accompagnati da stupri di massa. Dopo la rotta di Caporetto, anche le donne italiane subiscono i soprusi del nemico, con centinaia di casi accertati tra il Friuli e il Veneto. Ma è forse con la Seconda guerra mondiale che le violenze raggiungono l’apice. Ancora una volta anche le donne italiane pagano a caro prezzo la guerra, con le violenze inflitte prima dai nazisti, poi dalle truppe alleate in transito sulla penisola. I crimini però restano per lo più impuntiti: bisognerà attendere il nuovo millennio, e i casi di “stupro etnico” in Bosnia e Ruanda, perché i tribunali internazionali emettano le prime sentenze specifiche su questo odioso e diffusissimo reato.