Oggi in TV: “Ossi di seppia – quello che ricordiamo”. Sarajevo, l’assedio
L’orrore comincia a Sarajevo il 5 Aprile del 1992 quando inizia il suo assedio. Lo stesso orrore si ripete, in questi giorni, in un’altra incredibile guerra. Orrore che si intuisce, senza distinzioni di tempo, nelle immagini delle bombe che fanno stragi, in quelle di famiglie distrutte, di bambini senza più sogni, di soldati armati, di città accerchiate e bombardate ubriache di disperazione e sangue. Immagini come quelle scattate da Mario Boccia, fotoreporter di guerra, che nella puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, in esclusiva da martedì 22 marzo su RaiPlay, racconta di quella città dove il tempo sembra essersi fermato. “Riesco a tornare a Sarajevo a metà dicembre del ‘92 seguendo una manifestazione di pacifisti italiani. Si chiamava la marcia dei cinquecento. Era una colonna di autobus che parte dall’Italia e, dopo aver contattato tutte le parti in conflitto, ottiene il permesso di entrare nella città assediata per fare una manifestazione per la pace. La città è deserta, posti di blocco, cavalli di frisia, palazzi bucati da ogni genere di proiettili. Sarajevo in quel momento è così: c’è silenzio, interrotto da esplosioni. Ed è buio, senza luci per le strade…Facendo il fotografo, facendo il giornalista, facendo l’inviato di guerra tu sei per scelta davanti al dolore degli altri. Lo vedi. Lo puoi sentire. Lo puoi intuire. Ma la reazione è una tua scelta!”. L’assedio di Sarajevo, durato fino al 29 febbraio 1996, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, è stato il più lungo nella storia bellica della fine del ventesimo secolo. Si stimano oltre dodicimila vittime e oltre cinquantamila feriti. Per il grande numero di morti e per la migrazione forzata, nel 1995 la popolazione si ridusse del 64 per cento rispetto a quella pre-bellica.