Oggi in TV: Napoleone II. Il grande zero – Su Rai Storia (canale 54) una figura dimenticata
Era figlio di Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi e nipote di Francesco II che fu l’ultimo Asburgo incoronato nel nome del Sacro Impero Romano. Eppure, gli unici eventi della sua vita furono la nascita e la morte, perché Napoleone II, re di Roma, morto a soli 21 anni, non lasciò nessun segno nella storia. Una storia raccontata da “Napoleone II. Il grande zero” in onda mercoledì 5 maggio alle 16.00 su Rai Storia.
Il racconto inizia con un flashback: è il 15 dicembre 1940 e per volontà di Hitler, che ha invaso e occupato la Francia, la salma di Napoleone II rientra a Parigi e viene posta agli “Invalides” accanto alla tomba del padre, esattamente un secolo dopo la sua sepoltura. Alla Francia e ai francesi però interessa poco quella salma, e Napoleone II continua a essere una figura espulsa dalla storia e dimenticata. Concepito da Bonaparte per la necessità di avere un erede a cui lasciare il trono e l’Impero, Napoleone lascia Giuseppina e sposa Maria Luisa, primogenita di Francesco II, e decide di avere da lei l’erede, pensando così di pacificarsi definitivamente con gli Asburgo. Il bimbo avrebbe dovuto solo allungare le braccia per afferrare un’Europa conquistata per lui. La storia non andò così. E’ un racconto doloroso di un bambino che avrebbe potuto avere tutto, ma non ebbe mai le uniche due cose di cui aveva veramente bisogno: un padre, Napoleone Bonaparte, assente perché in esilio, e una madre, Maria Luisa d’Austria, troppo assetata di potere. Nato il 20 marzo 1811, con il titolo di «Re di Roma» e il soprannome di Aiglon, l’aquilotto, a soli tre anni viene strappato dalla sua patria e portato in Austria diventando ostaggio delle potenze ostili alla Francia. Non rivedrà mai più il padre, ormai sconfitto ed esule sull’isola di Sant’Elena. Né gli fu mai concesso di abbandonare l’Austria, negandogli anche di raggiungere la madre nel suo granducato italiano. L’Aiglon fu prigioniero della ragion di Stato e degli Asburgo, dell’Europa della Restaurazione. Qualche tempo prima di morire, preso dallo sconforto, dalla consapevolezza della sua inutilità, della mancanza di senso di ogni cosa, dirà di se stesso: «Fra la mia culla e la mia tomba, c’è un grande zero».