L’antisemitismo affonda le proprie radici nei primi secoli del Cristianesimo. Nei secoli successivi, un pesante bagaglio di leggende, di odi e di calunnie si accumula sulle spalle del popolo di Davide che viene discriminato ed emarginato in tutti i paesi del Vecchio Continente. Una storia ripercorsa da Paolo Mieli e dal professor Emilio Gentile a “Passato e Presente” in onda oggi alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.
In Germania, nel XIX secolo, l’odio razziale si intreccia con l’ideologia del Volk, nata dall’aspirazione all’unità nazionale, conquistata solo nel 1871. Il popolo per eccellenza, per i tedeschi, è quello ariano, i cui i tratti esteriori sono il supposto riflesso delle qualità interiori. E’ soprattutto il radicamento nella nazione a garantirne la superiorità morale e spirituale.
Nulla, però, fa presagire quello che il Terzo Reich sarà capace di fare solo qualche decennio più tardi, quando salderà la conquista dello “spazio vitale” a est alla distruzione del popolo ebraico in un unico grande obiettivo. Un obiettivo da ottenersi attraverso le armi, sui campi di battaglia, e con una bonifica razziale pianificata, affidata all’efficienza burocratica di carnefici altamente specializzati, all’interno dei campi di concentramento. ù
Questo è quanto viene stabilito dalla conferenza di Wannsee, nel gennaio 1942, quando l’antisemitismo, da teoria razziale e poi pratica politica, diventa morte sistematica.