Si chiamava Giuseppa Romeo, ma per tutti, indimenticabile, è Giuni Russo. A vent’anni dalla scomparsa, Rai Cultura rende omaggio con lo Speciale di Giovanni Paolo Fontana “
Giuni Russo, la voce di un gabbiano”, in onda venerdì 13 settembre alle 16.00 su Rai Storia, che fa rivivere questa interprete penetrante, dalle indiscusse doti artistiche e con un’estensione vocale che qualcuno ha calcolato di ben cinque ottave. Dall’esordio a Sanremo nel 1968 con “No amore” – quando ancora si chiamava Giusy Romeo – passando per le notissime “Un’estate al mare”, “Alghero”, “Limonata cha cha cha”, vere hit delle estati degli anni Ottanta, fino alla sua ultima partecipazione al Festival della canzone italiana nel 2003 con “Morirò d’amore”, lo Speciale racconta la storia di una ragazzina palermitana, decisa, pur tra mille difficoltà, a vivere solo della propria voce e della propria musica. Gli incontri felici, le delusioni professionali, le scelte artistiche coraggiose, passando dalle più orecchiabili canzonette estive alle melodie ricercate e sofisticate degli ultimi anni. Per concludere la sua esistenza con una trasformazione completa e interiore che l’ha portata a scrivere e interpretare brani carichi di spiritualità e di intensità.
Tra le più apprezzate voci femminili di sempre[43], Giuni Russo ha spesso ricevuto il plauso da parte della critica specializzatache ha spesso elogiato le qualità tecniche della sua voce.[44]
La sua voce, etichettabile come quella di soprano lirico, era caratterizzata da un timbro vocale morbido e riconoscibile. La sua principale caratteristica era l’estensione vocale di oltre tre ottave che le permetteva di raggiungere, per acutezza, toni che imitavano il verso del gabbiano, virtuosismo del quale diede prova in brani come Un’estate al mare, uno dei suoi più celebri.
La sua tecnica risultava di alto livello, era capace di ottimi cambi di registro e di perfetta dizione vocale, frutto di un attento studio.