Oggi in tv grande appuntamento con lo speciale Oasi
Emirati Arabi Uniti: tra le dune di Liwa
L’oasi di Liwa, storico posto natìo delle famiglie regnanti di Abu Dhabi, sta subendo una trasformazione significativa. Ora la lattuga cresce alle porte del deserto, i palmeti locali producono tra i migliori datteri al mondo e i paesaggi non sono mai stati così rigogliosi. Lo racconta “Oasi”, in onda venerdì 29 dicembre alle 14.50 su Rai 5.
Durante la storia lunga e tumultuosa di questo posto straordinario, gli uomini e l’acqua hanno sancito un legame esclusivo, facendo fiorire la vita nel cuore del deserto.
La parola oasi deriva dal greco (oasis), che deriva a sua volta dall’egiziano o dal demotico wḥỉ; non proviene direttamente dal copto ouaḥe (*/waħe/), come è stato a volte suggerito. La parola, attestata già nell’Antico Regno, in origine era un toponimo che designava una specifica località, sembra nell’attuale oasi di Dakhla, e probabilmente era un termine della lingua locale (libico-berbero).
Nonostante costituisca lo sfruttamento di una risorsa naturale già presente, ossia l’acqua e l’ambiente favorevole da essa creato, in realtà un’oasi non è mai di origine integralmente naturale. Infatti per oasi si intende tutto il complesso ecosistema formato da insediamento umano: palmeto, coltivazioni, e spesso elaborati sistemi di captazione e gestione idrica. Si tratta quindi di un paesaggio colturale in cui le palme da dattero sono piantate e meticolosamente coltivate e dove si arriva a volte a controllare anche gli stessi sistemi dunari, creando dune artificiali protettive. Laureano dà questa definizione di oasi:
«Oasi è un insediamento umano che in condizioni geografiche aride usa le risorse disponibili per creare una amplificazione di effetti positivi e determinare una nicchia vitale autosostenibile e un ambiente fertile in contrasto con l’intorno sfavorevole deserto.»
Per ottenere una varietà di prodotti vegetali quali datteri, fichi, olive, pesche e albicocche, l’acqua deve essere utilizzata in modo accorto.