In “Shuluq – Storie dal Medio Oriente” – riproposto sabato 8 giugno alle 18.30 su Rai Storia – Marcella Emiliani, recentemente scomparsa, apre il discorso generale sulle nuove “primavere arabe” con una serie di sette preziosi documentari d’archivio realizzati nei primissimi anni Settanta da Folco Quilici dal titolo “Islàm”. L’episodio “Dio è uno e Maometto è il suo profeta”, dà modo a Quilici di ripercorrere dal punto di vista storico la vita del profeta Maometto nei luoghi della penisola arabica che lo hanno visto protagonista della grande rivelazione islamica nel VII secolo dopo Cristo. Maometto è stato l’uomo che ha affermato il monoteismo in una terra idolatra e pagana. Conosceva sicuramente l’ebraismo e il cristianesimo, ma riteneva entrambi corrotti da troppe dispute interne e da contaminazioni di natura idolatra. Il compito che si diede, o meglio che Dio gli diede attraverso l’arcangelo Gabriele, fu quello di riportare la rivelazione monoteista alla purezza delle origini. Maometto credeva, insomma, di dover fare un’opera di restaurazione. In realtà fece una vera e propria rivoluzione donando agli arabi una ragione di unità, un’identità collettiva che prima mancava loro, e un credo capace di travalicare gli angusti confini delle tribù, degli odi tribali e della vendetta di sangue. Oltre che profeta Maometto è stato un guerriero, uno statista e un abile legislatore. E’ stato in buona sostanza un uomo di grande successo che però non ha mai dimenticato lo spirito di carità e misericordia che gli era stato rivelato e che – dopo la sua morte nel 632 d.C – venne trascritta nel Corano. Oltre al Corano, Quilici illustra, in questo episodio, i 5 pilastri fondamentali dell’Islam, la condizione della donna nella concezione originaria del Profeta e anche il senso vero del jihad, un termine che noi abbiamo tradotto con troppa fretta come “guerra santa”.