Oggi in tv arriva La Grande Storia. Anniversari
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Oggi in tv arriva La Grande Storia. Anniversari

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Oggi in tv arriva La Grande Storia. Anniversari

Il 3 settembre 1982 la mafia uccideva a Palermo il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nell’agguato di via Isidoro Carini perdevano la vita anche la moglie, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Il 30 aprile 1982, quattro mesi prima della sua morte, Dalla Chiesa si era insediato nel ruolo di Prefetto del capoluogo siciliano, poche ore dopo l’assassinio di Pio La Torre, segretario regionale del Pci. Una vicenda ripercorsa da “La Grande Storia. Anniversari”, in onda martedì 3 settembre alle 16.00 su Rai Storia, in occasione dell’anniversario dell’omicidio del Generale, con l’introduzione e il commento di Paolo Mieli.
La puntata rilegge la vita di Dalla Chiesa, figlio di un generale dell’Arma dei Carabinieri e carabiniere lui stesso fin dagli anni della II guerra mondiale quando, sulle orme del padre, sceglie di arruolarsi. Nel 1949 è in Sicilia, volontario nel Comando Forze Repressione del Banditismo, impegnato nella caccia al bandito Salvatore Giuliano: resterà nell’isola fino al 1952 per poi tornarvi nel 1966, con il grado di colonnello, al comando della Legione di Palermo, in un momento cruciale della lotta alla mafia. Nel 1973 Carlo Alberto Dalla Chiesa è promosso Generale di Brigata e assume il Comando della Regione Nord-Ovest, in un contesto caratterizzato dalle prime azioni delle Brigate Rosse. Nel dicembre 1981 giunge la nomina a Vice-Comandante Generale dei Carabinieri, l’incarico più alto che allora si potesse raggiungere nell’Arma. Poi, nella primavera del 1982, la nomina a Prefetto di Palermo, mentre la città è sconvolta dalla violenza mafiosa e da uno scontro che non risparmia gli uomini dello Stato. Per Dalla Chiesa è il terzo ritorno in Sicilia, ma gli sarà fatale: l’agguato omicida organizzato dai vertici di Cosa Nostra non gli concede scampo. I suoi funerali si svolgono in un clima di tensione, segnato dalle dure parole pronunciate durante l’omelia dall’Arcivescovo di Palermo.

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