Oggi in tv appuntamento con Iconologie quotidiane
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Oggi in tv appuntamento con Iconologie quotidiane

Torchio mistico

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Il torchio mistico è un soggetto iconografico in cui Cristo è raffigurato disteso su un torchio o dentro un tino dell’uva. La croce è dipinta come una pressa, azionata da due angeli o in alcuni casi da Dio Padre e un calice raccoglie il sangue che proviene dalla pigiatura. A “Iconologie quotidiane”, in onda lunedì 9 dicembre in terza serata, e in replica alle 8.45 e alle 20.00, su Rai Storia, lo storico dell’arte Rodolfo Papa racconta la storia e l’evoluzione di questa particolare iconologia, il Torculus Christi, che, nonostante non abbia alcun riferimento con gli episodi della narrazione evangelica, possiede una fortissima valenza simbolica.

L’affresco, di cui sono presenti alcuni lacerti, perché molte parti sono andate perdute, vuole raffigurare il mistero dell’eucarestia ed è inserito in una importante cornice composta da un grande arco decorato in stile che ricorda le opere di Bramante, o di Masaccio presenti nella basilica di Santa Maria Novella. Nel dipinto vi sono numerosi cartigli in scrittura gotica dove sono impresse le parole sia dell’Antico Testamento del profeta Isaia, che del Nuovo Testamento e che sono tutte riconducibili al mistero eucaristico: «(e)x hoc omnes (me) / bibite / est enim sang(uis meus novi testamenti)» Le due immagini dei dottori della chiesa raffiguranti sant’Agostino da Ippona e san Girolamo conservano leggibile la scritta:«…ecclesia sa(l)vum fac / populum tuum et benedic / hereditati (tuae) (Recon)cili(a)nt nos et lav(ant) nos (a peccatis nostris in sanguine su)o».

Cristo è raffigurato in posizione eretta, regale, avvolto in un manto purpureo, colore che rappresenta il dolore. Questa sua posizione riprende il Trattato sulla risurrezione dei morti scritto da sant’Agostino. «Christus post suam resurrectionem et eius in caelum ascensionem, ad dexteram Patris sedere dicitur propter eius beatitudinis tranquillitatem, indiciarum potestatem atque honoris et gloriae immensitatem, quamvis, ut nos de tribulationibus eripiat, stare magis quam sedere sibi conveniat».

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