Oggi in TV: A Report nuove rivelazioni sul processo Mediaset del 2013 e i retroscena del giro d’affari dei videogame – Su Rai3 e RaiPlay le inchieste della squadra di Sigfrido Ranucci
La sentenza parla di 7,3 mln di euro evasi. Secondo i giudici Berlusconi è l’ideatore e sviluppatore del sistema che consentiva la disponibilità di denaro occulto direttamente o attraverso persone di sua fiducia. Presidente del collegio arbitrale è il giudice Antonio Esposito che dopo la lettura del dispositivo di condanna dell’ex presidente del Consiglio diventa il bersaglio di una campagna di stampa che si è protratta fino ai giorni nostri. Quando esce la sentenza spuntano diversi testimoni che sostengono che il giudice Esposito avrebbe dato dei giudizi tranchant su Berlusconi. Report si è messo sulle tracce dei testimoni, scoprendo che poi alcuni smentiscono, altri vengono indagati e una donna è condannata per falsa testimonianza. La vicenda torna d’attualità la scorsa estate perché viene diffusa la notizia che la sentenza sarebbe stata un’esecuzione politica per mano giudiziaria. A raccontarlo a Berlusconi è Amedeo Franco, morto due anni fa: è il relatore del collegio che qualche mese dopo la sentenza va a Palazzo Grazioli dal Cavaliere. Il giudice però durante quegli incontri riservati viene registrato a sua insaputa. Report è entrato in possesso dell’audio originale di quelle conversazioni, alcune inedite, che ribaltano il racconto fatto finora da alcuni organi di stampa e ha ricostruito quanto accaduto in Cassazione anche grazie alle interviste esclusive a tre giudici che facevano parte di quel collegio.
A seguire “Game over” di Giuliano Marrucci con Eleonora Zocca: con le restrizioni contro i contagi da Covid-19 l’industria dei videogame si è affermata come il settore dell’intrattenimento con il maggiore giro d’affari. Un modello di business innovativo, dove all’acquisto del titolo in uscita si è sostituito un incentivo continuo a effettuare piccole spese mentre si gioca, ricorrendo in alcuni casi a meccanismi tipici del gioco d’azzardo. Solo che in questo caso i giocatori sono spesso ragazzini e sulle paghette che riversano in queste piattaforme i big del settore hanno trovato il modo di pagare poco o niente.