Oggi grande appuntamento: come invecchiare bene a "Rebus"
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Oggi grande appuntamento: come invecchiare bene a “Rebus”

Tra gli ospiti Erri De Luca e il cardinale Ravasi

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Cosa significa invecchiare bene? E come si fa a tenere il corpo in salute e il cervello giovane? Ne parlano Michela Matteoli, direttrice del programma di Neuroscienze dell’Istituto Clinico Humanitas, e lo scrittore Erri De Luca ospiti di “Rebus”, condotto da Giorgio Zanchini in compagnia della scrittrice Barbara Alberti, in onda domenica 23 febbraio alle 16.15 su Rai 3. Nel mondo “amorale” di oggi, vizi e virtù si confondono fino quasi a diventare la stessa cosa? Ne parla in studio, il cardinale Gianfranco Ravasi.

Mantenere un’alimentazione sana e bilanciata è la chiave del benessere ad ogni età e a maggior ragione quando si invecchia risulta fondamentale. Per perseguire questo obiettivo ci viene in soccorso la Dieta Mediterranea, universalmente considerata la più salutare. Via libera quindi all’inserimento nel piatto di olio d’oliva, frutta, verdura, cereali integrali, legumi pesce, carni magre e carboidrati con moderazione.

Fondamentali anche i latticini fonti di calcio e quindi essenziali per la salute delle ossa.

Un recente studio pubblicato dall’International Journal of Food Science and Nutrition ha inoltre stabilito che magiare regolarmente mirtilli migliorerebbe l’umore e le funzioni cognitive, soprattutto dal punto di vista della memoria.

Anche le quantità di cibo assunte giornalmente dovrebbero essere limitate, onde evitare problemi di sovrappeso che, a loro volta, possono propiziare l’insorgenza di patologie cardiovascolari e diabete di tipo 2.

Restare attivi è fondamentale per invecchiare bene, perché col passare degli anni la massa muscolare diminuisce rapidamente e non prendersene cura significa renderla progressivamente meno funzionale a svolgere le normali attività quotidiane.

Fare sport fa bene anche del punto di vista celebrare. Oltre a stimolare le endorfine, l’ormone della felicità, come ha scoperto uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience rafforzerebbe l’ippocampo, l’area del cervello associata all’apprendimento, riducendo così la perdita di memoria.

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