Nerium Park, periferia e ossessione
Dopo il successo de “Il principio di Archimede” arriva in scena allo Spazio Diamante una seconda opera del drammaturgo catalano Josep Maria Mirò, “Nerium Park”. Il titolo richiama l’ambientazione della storia, che si svolge in uno di quei complessi abitativi che sorgono appena fuori città, circondati spesso da alti oleandri. Qui, una giovane coppia, Bruno e Marta, decide di acquistare, con mutuo trentennale, un prestigioso appartamento di nuova costruzione, che appare come un’oasi di felicità immersa tra i nerium, un arbusto con foglie sempreverdi lisce e larghe; produce fiori rosa o bianchi molto abbondanti e aromatici. La coppia è in un momento professionale e personale particolarmente fiorente, in cui tutto sembra procedere al meglio e la novità della casa non può che rafforzare il loro legame.
Col passare dei mesi, però, i due si accorgono di essere gli unici abitanti del parco, nascosto all’ombra di quel fiore, che ora non appare più così incantevole, ma quasi ossessivo. Lo spettacolo racconta dodici mesi della vita della coppia, in cui i due non hanno modo di liberarsi di quella casa che nessuno vuole più. Intanto Bruno viene licenziato, il che rende i rapporti della coppia sempre più tesi. A creare una maggiore distanza è l’irruzione di una strana presenza, che alberga nel caseggiato abbandonato, come una sorta di fantasma della coscienza. Lo strano individuo ossessiona la vita di Bruno e Marta, facendo emergere tra loro profonde discrepanze emotive. Quella che sembrava una storia d’amore, allietata anche dalla notizia dell’arrivo di un figlio, si trasforma così in un crescendo di tensioni e suspense.
C’è di più: “Il Nerium Oleander è tossico per il suo contenuto di glicosidi cardiotossici”. Dunque quello che all’inizio sembrava un invito accogliente, una promessa di felicità che conduceva verso la nuova abitazione diventa un’erba infestante, che toglie aria e luce, forse anche serenità.