MAXXI BVLGARI PRIZE 2024: Un viaggio nel futuro dell'arte tra robot, memroia e spiritualità MAXXI BVLGARI PRIZE 2024: Un viaggio nel futuro dell'arte tra robot, memroia e spiritualità
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MAXXI BVLGARI PRIZE 2024: Un viaggio nel futuro dell’arte tra robot, memroia e spiritualità

MAXXI BVLGARI PRIZE 2024: Un viaggio nel futuro dell'arte tra robot, memroia e spiritualità MAXXI BVLGARI PRIZE 2024: Un viaggio nel futuro dell'arte tra robot, memroia e spiritualitàSiete pronti a immergervi in un’esperienza artistica che sfida i confini del reale e dell’immaginario? Al MAXXI di Roma, fino al 2 marzo 2025, la mostra dei finalisti del MAXXI BVLGARI PRIZE 2024 vi aspetta per un viaggio affascinante tra passato, presente e futuro.

Riccardo Benassi, Monia Ben Hamouda e Binta Diaw: tre artisti, tre visioni uniche, tre opere site-specific che dialogano tra loro negli spazi della sala Gian Ferrari, mettendo in scena un’indagine profonda sulla contemporaneità.

Un premio, tre talenti, infinite possibilità

Il MAXXI BVLGARI PRIZE, giunto alla sua quarta edizione, si conferma come uno dei premi più prestigiosi per i giovani artisti in Italia. Un trampolino di lancio che negli anni ha portato alla ribalta nomi del calibro di Yuri Ancarani, Vanessa Beecroft e Marinella Senatore, solo per citarne alcuni.

A decretare il vincitore di quest’anno, la cui opera entrerà a far parte della collezione permanente del MAXXI, una giuria internazionale di tutto rispetto, composta da curatori e direttori di musei di fama mondiale. E come da tradizione, anche il pubblico avrà la possibilità di esprimere la propria preferenza, contribuendo a decretare l’opera più amata.

Tra innovazione e tradizione: alla scoperta delle opere

Ad accogliervi nel mondo dei tre finalisti, una reading room ricca di spunti e suggestioni. Disegni, immagini, video e documenti vi accompagneranno in un’esplorazione preliminare dell’universo creativo di Benassi, Ben Hamouda e Diaw.

Ma è all’interno della sala Gian Ferrari che l’esperienza artistica prende vita in tutta la sua potenza. Preparatevi a essere catapultati in una dimensione inaspettata, dove la tecnologia si fonde con l’ancestrale, la memoria si fa materia e la spiritualità si traduce in forme evocative.

Riccardo Benassi: coreografie robotiche e spazi emotivi

Il percorso espositivo si apre con “ASSENZAHAH ESSENZAHAH”, l’installazione di Riccardo Benassi che trasforma il montacarichi del MAXXI in un palcoscenico futuristico. Qui, due cani robotici, guidati da un algoritmo, si muovono sinuosamente al ritmo di una musica ipnotica. Un testo laser proiettato sulle pareti amplifica l’atmosfera surreale, invitandoci a riflettere sull’impatto delle nuove tecnologie nelle nostre vite e sul sottile confine tra reale e artificiale.

Binta Diaw: la memoria scolpita nel carbone

Al centro dello spazio espositivo, l’opera di Binta Diaw, “Juroom ñaar”, ci trasporta in un’altra dimensione, quella della memoria storica e del sacrificio. Ispirata a un tragico evento del 1819, l’opera rende omaggio alle donne del villaggio senegalese di Nder che si diedero fuoco per sfuggire alla schiavitù. Sette colonne di carbone, simbolo di resilienza e di lotta contro ogni forma di oppressione, si ergono al centro della sala, mentre trecce di capelli, suoni e voci in lingua Wolof avvolgono lo spettatore, invitandolo a una riflessione profonda sul valore della libertà e della dignità umana.

Monia Ben Hamouda: un’esplosione di colori e simboli

Con “Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X” di Monia Ben Hamouda si conclude il percorso espositivo, lasciandoci con un senso di mistero e di riflessione. Dieci pannelli di ferro, intagliati al laser con motivi che richiamano la calligrafia islamica e le architetture delle moschee, ricoprono la parete di fondo della galleria. Dipinti con spezie profumate come paprika, ibisco e cannella, i pannelli emanano un’aura quasi mistica, invitandoci a interrogarci sulla complessità delle identità contemporanee e sulla fragilità delle nostre certezze.

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