Marco Baliani riscrive e interpreta il Rigoletto, La rosa del mio giardino per la regia di Mario Gelardi Marco Baliani riscrive e interpreta il Rigoletto, La rosa del mio giardino per la regia di Mario Gelardi
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Marco Baliani riscrive e interpreta il Rigoletto, La rosa del mio giardino per la regia di Mario Gelardi

Marco Baliani riscrive e interpreta il Rigoletto, La rosa del mio giardino per la regia di Mario Gelardi Marco Baliani riscrive e interpreta il Rigoletto, La rosa del mio giardino per la regia di Mario GelardiMartedì 29 giugno al Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano, va in scena in prima assoluta alle 21, sul palco Praterie della Capraia (Porta Miano) del Museo e Real Bosco di Capodimonte, “Museo del Popolo Estinto (ovvero ‘Carnaccia’)”, scrittura, progetto scenico e regia di Enzo Moscato. In scena Benedetto Casillo, Enzo Moscato, Vincenzo Arena, Tonia Filomena, Amelia Longobardi, Emilio Massa, Anita Mosca, Antonio Polito (in replica mercoledì 30). Accompagnato dalle musiche di Dimomos e composto di vari frammenti testuali, autonomi, e nello stesso tempo, interdipendenti tra di loro, «il plot intende farsi carico della negatività, di cui l’odierna città di N* (e, con essa, quasi tutte quelle dell’universo mondo) si sono lasciate con indolenza investire, negli ultimi tempi, ammalandosi, impestandosi. – scrive Enzo Moscato – E che oggi, forse, si potrebbe paradossalmente ancora sanare, salvare, ri-vivificare, ma solo attraverso l’andare e il venire in noi della memoria (o della sostanza del teatro) che dovrebbe eticamente avere l’osare di una parola nuova, la quale ponga finalmente le premesse per uno sperabile, perdurabile, risolutivo, ‘resurgam’ di tutti quanti: uomini, animali e cose, insieme». Un titolo che non meraviglia perché, nelle parole dell’autore napoletano contemporaneo tra i più amati in assoluto, tutta la sua drammaturgia è stata «un continuo e, via via, più consapevole mettere insieme, elementi e frammenti per la messa a punto e la visione della progressiva, ma inarrestabile estinzione, di popolo e cultura, della “gens neapolitana” all’interno di uno specifico, crudelissimo “Museo” — il Teatro, appunto — che nell’esporre la nuda verità, sia pure in forme immaginifiche e simboliche, non è e non può essere mai, reticente o connivente con ciò che viene detto il degrado».

In prima assoluta anche “La rosa del mio giardino” di Claudio Finelli, per la regia di Mario Gelardi e interpretato da Simone Borrelli e Alessandro Palladino, per le musiche del M° Arcangelo Michele Caso eseguite dal vivo al violoncello, e le coreografie di Danilo Di Leo. Alle 21 nel Casino della Regina di Capodimonte (Porta Miano), lo spettacolo prodotto dal Nuovo Teatro Sanità racconta l’intensa amicizia tra due grandi icone dell’arte e della letteratura mondiali, lo scrittore Federico García Lorca e il pittore Salvador Dalí (in replica mercoledì 30). Il primo incontro tra i due avvenne nella Residencia de Estudiantes, famoso collegio a Madrid che ospitava rampolli dell’alta borghesia spagnola e da lì nacque un rapporto cui è difficile dare una definizione. Amicizia? Amore? Anche se non si hanno prove di una vera e propria relazione romantica tra loro, i due, dopo la scuola, si scriveranno e questo epistolario durerà fino alla fucilazione del poeta. Lorca scrisse per Dalí la celebre Ode a Salvador Dalí, dove è ben chiaro l’affetto che provava per l’amico e l’ammirazione per il suo genio artistico, e dove viene chiamato, appunto, “rosa del giardino”. Della fitta corrispondenza tra loro sono sopravvissute quaranta lettere scritte dal pittore a Lorca, mentre sono rimaste solo sette lettere di Lorca a Dalì. Mario Gelardi e Claudio Finelli, partendo dalle lettere ritrovate di Salvador a Federico, hanno immaginato le lettere in risposta del poeta all’amico pittore. Poesia, pittura, amicizia, sentimenti che sfiorano l’amore, in un rincorrersi di parole e disegni. Nove anni di lettere reali e immaginarie: «Abbiamo voluto lasciare inalterata la separazione (anche fisica) tra i due artisti, – spiega il regista Mario Gelardi – mai diventato vero amore così come agognato da Lorca. Le lettere di Dalì, inviate all’amico, ci raccontano di un rapporto cinico che si scontrava con una disperata ricerca d’amore».

Alle 21, nel Cortile della Reggia (Porta Grande) di Capodimonte, Marco Baliani firma e interpreta “Rigoletto: la notte della maledizione”, accompagnato da I Filarmonici di Busseto (Giampaolo Bandini chitarra, Roger Catino percussioni, Cesare Chiacchiaretta fisarmonica, Antonio Mercurio contrabbasso, Simone Nicoletta clarinetto). Baliani, a distanza di molto tempo, torna a incarnare un personaggio riscrivendolo e imbrattandosi di trucco il viso, indossando persino il costume preso in prestito nei depositi del Teatro Regio, appartenuti ai tanti “Rigoletti” passati da quelle parti, con l’obiettivo di trasferire la psicologia del celeberrimo protagonista dell’Opera verdiana in un testo nuovo, per nulla letterario, bensì concreto e materico.

Per la rassegna 7 Gradi – settimana di concerti a cura di Massimiliano Sacchi, nel Cisternone (Porta Miano) di Capodimonte alle 19, in concerto gli Oportet: Marco Fiorenzano al pianoforte, Umberto Lepore al contrabbasso e Stefano Costanzo alla batteria presenteranno il nuovo album “Scandala”, per un piano-trio in cerca del suono, tra riduzionismo, post-rock e hard-core, in cui l’arte dell’improvvisazione trova la formula della pop song. Il ricavato della vendita dei biglietti, come per gli altri spettacoli della sezione Musica in programma al Campania Teatro Festival, sarà devoluto all’Ospedale Cotugno di Napoli.

E ancora, nel Real Bosco di Capodimonte, prenotandosi un giorno prima, è possibile fare alle 18 una Visita guidata al bosco” in bici che parte dal Punto di Raccolta del Belvedere (Porta Grande), per scoprire i viali e gli edifici storici del Real Bosco verso i luoghi più lontani dello splendido giardino. Ancora alle 18, nel Teatrino del Belvedere-Pagliarone (Porta Grande), all’ombra di un grande albero, i visitatori del Real Bosco potranno partecipare a “Come un albero la mia voce racconta, ciclo di incontri a cura di Antonella Ippolito e Martina Baldi. Ci si ritroverà in cerchio a lavorare, attraverso immagini e racconti, sul principio della trasformazione e del nascere ogni volta nuovi a sé stessi per portare alla luce nuove parti di sé, arrivando a sperimentare nuove percezioni e vocalità primordiali. Alle 19 nel Giardino dei Principi, per gli “Incontri del Festival”, sarà la volta della lecture performanceQuello che non si dice, si dice!” in collaborazione con l’Archivio delle Memorie Migranti AMM: ospiti l’autrice italo-ghanese Djarah Kan, e la poetry-slammer italo-marocchina, Wissal Houbabi. La poesia di strada, quella sporca che guarda il mondo dai marciapiedi, che rifiuta la compostezza delle etichette per colpire con parole che fanno un giro enorme per arrivare sempre lì: dove crollano le certezze. Djarah Kan e Wissal Houbabi, due artiste del margine, si incontrano a metà strada: una, figlia del Sud che non fa più promesse, l’altra, figlia del Nord, che quelle stesse promesse non riesce a mantenerle. Sui binari della poesia scorretta, si viaggia e si arriva al teatro, quello popolare e delle popolane.

Alle 21 nel Giardino Paesaggistico Pastorale (Porta Miano), in replica “Peppe Diana. Il coraggio di avere paura” di Gaetano Liguori e Ciro Villano, uno spettacolo adattato da Giovanna Pignieri che narra il feroce assassinio di Don Peppino Diana, impegnato nella lotta contro la malavita organizzata e vittima della camorra a soli 36 anni. Con Ciro Liucci, con la partecipazione di Ciro Esposito e con Mario Lucarelli, Giancarlo De Simone, Rosaria Russo, Giuseppe Brunetti e gli attori dell’Accademia di Formazione del Teatro Totò.

Sul sito campaniateatrofestival.it sono consultabili le promozioni e gli eventi gratuiti ed è possibile acquistare i biglietti

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