“Ludwig Van”- La prima di stagione del Teatro Verdi si trasforma in uno spettacolo digitale
La sala è vuota, ma il Teatro Stabile Veneto e il Comune di Padova non fermano l’apertura di stagione del Teatro Verdi trasformando lo spettacolo Ludwig Van, che avrebbe dovuto andare in scena il 4 novembre con l’Orchestra di Padova e del Veneto e Luciano Roman nei panni del tormentato compositore per la regia di Giuseppe Emiliani, in una produzione digitale riadattata per debuttare in streaming sulla piattaforma Backstage a partire dalle ore 19.00 di domenica 8 novembre.
Non una semplice registrazione dello spettacolo, ma un progetto studiato ad hoc per il web allestito a distanza di poche ore dall’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm che ha sospeso l’apertura degli spettacoli al pubblico, e che negli ultimi giorni ha visto la sala del Verdi trasformarsi in una sorta di set cinematografico. Una formula innovativa per continuare a fare teatro, voluta fortemente dallo Stabile del Veneto, per offrire contenuti di qualità mantenendo viva la relazione con il pubblico e creare nuove forme di collaborazione con attori e maestranze che più di tutti stanno risentendo di questo difficile periodo.
Ad accompagnare l’allestimento digitale le musiche del Quartetto “Lorenzo da Ponte” con il violino di Massimiliano Tieppo e Eleonora De Poi, la viola di Maria Luisa Barbon e il violoncello di Simone Tieppo.
Lo spettacolo resterà disponibile a partire dall’8 novembre sulla piattaforma Backstage, così da dare la possibilità a tutta la città di Padova e non solo di poterlo guardare comodamente da casa.
Lo spettacolo
Ludwig Van è il ritratto intimo e privato del grande compositore Ludwig Van Beethoven in occasione del 250° anniversario dalla sua nascita, che a partire dal Diario e dai Quaderni di conversazione del compositore svela, attraverso la voce recitante di Luciano Roman, l’uomo nella sua eccentricità, nei suoi repentini sbalzi di umore, depressioni, slanci poetici, sofferenza e anche nella sua sordità. Il testo e la regia sono affidati a Giuseppe Emiliani, che insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto ha ideato lo spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Veneto, con la consulenza musicale di Marco Angius.
Note di regia
Musicista moderno, capace e deciso a difendere l’autonomia e la “necessità” dell’essere artista comunque. In lotta dialettica col mondo, sempre intento a rinnovare ogni genere musicale, sempre spinto al di là del repertorio e delle forme che lui stesso aveva rifondato.
Beethoven è colui che sa “andare oltre”. Con metodica scienza. In solitudine, tra un nevrotico trasloco e l’altro. Ogni sua composizione risponde alla necessità di cambiare, ricercare, innovare. Per questo la sua musica è sempre “attuale”. Per questo la sua musica attraversa il tempo e permane nella memoria.
Oltre le sue composizioni ci sono rimaste le sue 1500 lettere, il Diario, i Quaderni di conversazione. Il monologo trae spunto da questo variegato “mondo cartaceo” che ci offre un ritratto ricco e sfaccettato di Beethoven. Nei suoi scritti sono presenti le situazioni e gli stati d’animo più vari (tenerezza, ira, amore, entusiasmo, ironia pungente) quali si alternarono nel corso di una vita prodiga di dolori, successi e incertezze.
In scena c’è l’uomo Ludwig Van nella sua eccentricità, nella sua stravaganza, nei suoi repentini sbalzi di umore, nelle sue depressioni, ruvidezze, slanci di poesia, nella sua sofferenza fisica, nella sua sordità. Il monologo vuole offrire il ritratto di un genio che vive nel caos delle sue case, che non riesce a stabilire un rapporto sentimentale duraturo, che distrugge pianoforti cercando di ascoltare i suoni prodotti dalle proprie mani, che si dispera per il suo amato nipote Karl…
Un’indagine sugli aspetti segreti del suo animo, sulla vastità dei suoi interessi spirituali e umani, sul suo amore per la storia, la poesia, la filosofia. Affetti, passioni, idee filosofiche e religiose che non solo testimoniano la sua intensa partecipazione al mondo in cui viveva, ma ci rivelano la misura, la dimensione della sua spiritualità, della sua concezione dell’umano, elevata alla sfera di supremo ideale. Due aspetti stupiscono e affascinano della sua vita: il contrasto tra il suo carattere duro, astioso e la sua concezione della musica come veicolo di “universale fratellanza e amore”.
Nella scelta tra la felicità e il desiderio di conoscenza, tra le passioni e la pace interiore, Beethoven sembra optare per la seconda opzione, quella che meglio gli avrebbe schiuso la via all’immortalità. Ludwig van, infatti, saggiamente ci ricorda, con le sue parole e con la sua musica, che “ I più grandi beni sono la pace interiore e la libertà”.
Giuseppe Emiliani
Ludwig Van
Testo e regia di Giuseppe Emiliani
con Luciano Roman
e con Quartetto “Lorenzo da Ponte”
Violino l.- Massimiliano Tieppo
Violino ll.- Eleonora De Poi
Viola – Maria Luisa Barbon
Violoncello – Simone Tieppo
consulenza musicale e per i testi di Marco Angius
costumista Lauretta Salvagnin
fotografia, riprese video Serena Pea e Paolo Roberto Santo
fonico di presa diretta Enrico Lenarduzzi
montaggio Francesca Cutropia
progetto ideato in collaborazione con l’Orchestra di Padova e del Veneto
Produzione Teatro Stabile del Veneto