Le Parole della Montagna, un Festival per chi vuole raggiungere le Terre Alte
La montagna è da sempre luogo privilegiato per la ricerca del sacro, simbolo di perennità e di trascendenza. Con la sua verticalità e altezza vertiginosa, con la vicinanza al cielo e l’inaccessibilità, la montagna infatti, fin dalle più antiche culture, è considerata un ponte fra il visibile e l’invisibile, dimora degli dei, via per la quale l’Uomo può elevarsi alla divinità e la divinità rivelarsi all’uomo (si pensi al Kailash, all’Olimpo, al Monte Sinai, all’Oreb e così via).
Per l’Uomo in ascolto di sé stesso, la montagna è antidoto all’orizzontalità, all’affollamento, alla velocità, cui si contrappone con la lentezza, la solitudine, la fatica, l’essenzialità. Chi si mette in cammino verso la vetta, per vivere un’esperienza personale, cerca un contatto con valori e significati che parlino un linguaggio non omologato, ma personale e trascendente.
Su questa filosofia, 12 anni fa, è nato il Festival Le Parole della Montagna, contenitore di eventi di alpinismo, filosofia, poesia, arte, cinema, letteratura, spettacolo, con ospiti di elevatissima caratura culturale e riflessioni raffinate per chi non si ferma in pianura e vuole raggiungere le Terre Alte.
Il valore aggiunto del Festival è l’atmosfera che si viene a creare, fatta di relazioni e tanta bellezza, complice il luogo dove è ambientato, Smerillo, un piccolissimo Borgo medievale, sotto i Monti Sibillini, in provincia di Fermo, arroccato sopra un crinale roccioso, dove non c’è veramente nulla e dove, sembra incredibile, ma non si può comprare nemmeno il pane. È tutto piccolo a Smerillo. Sono piccoli gli spazi; è piccolissimo il numero degli abitanti; è piccolo, anzi inesistente l’appeal commerciale del Borgo. Ma grandi sono i panorami a 360° che spaziano dal mare alla montagna; grande la luce che illumina la cima del crinale roccioso su cui si arrocca il Borgo medievale; grandi i colori e gli odori delle stagioni che si alternano; grandi le emozioni che offre un luogo così ridotto all’essenziale.
Condizione ottimale, per chi vuole mettersi in gioco.
Lo hanno capito gli organizzatori del Festival Le Parole della Montagna che, per parlare di sacralità della montagna hanno scelto, contro ogni logica commerciale, proprio Smerillo, così lontano dagli eventi mondani, ma così autentico, dove fra una conferenza e l’altra viene offerto un aperitivo o in tarda serata un orzo caldo, tanto per creare convivialità, favorire la nascita di nuove amicizie e permettere lo scambio di idee; dove il dibattito culturale cui partecipano vivamente tutti gli spettatori rimane vivo anche fuori dal palco, grazie ad un confronto personale con i relatori, che molto spesso si intrattengono per tutta la durata del festival, testimoniando così di condividere un progetto, piuttosto che svolgere meramente un lavoro.
Stesso ambiente che ritroviamo anche nei piccoli Borghi di Montefalcone Appennino e Monteleone di Fermo, dove quest’anno si svolgeranno alcuni importanti appuntamenti del Festival, per un rilancio della cultura, dopo la forzata interruzione dovuta alla pandemia, proprio dai piccoli Borghi.
Il Festival inizia e si conclude con un’escursione organizzata dal CAI Sezione di Amandola, sui sentieri meno turistici e più inesplorati dei meravigliosi Monti Sibillini, all’interno della quale è previsto uno spettacolo musicale o teatrale, da gustare durante il percorso ed in vetta.
Pieni di significato ed emozionanti sono anche le passeggiate e gli spettacoli nel bosco di Smerillo, fino ad abbracciare il Grande Faggio o ascoltare un concerto di archi o ancora, assistere alla proiezione di immagini sul costone roccioso.
La protagonista dell’intera kermesse è una Parola, suggerita ogni anno dalla montagna, intorno a cui ruota l’intero programma, ricco ed intenso.
La Parola messa a tema nell’edizione 2021 è “Respiro”, la più meccanica delle nostre azioni, che il Covid ha privato dell’automatismo scontato cui eravamo abituati, costringendoci a fare i conti con la paura dell’apnea, ma offrendoci nel contempo, l’opportunità di acquisire la consapevolezza dell’importanza del nostro respiro.
Lo sanno bene gli alpinisti d’alta quota e gli apneisti, che in situazioni seppure diametralmente opposte, dalla vetta all’abisso, si trovano a fare i conti con la medesima carenza di ossigeno. Ma nella storia del pensiero, nelle diverse epoche e culture, il respiro ha assunto anche un significato simbolico che va ben oltre il semplice atto del respirare e conduce all’idea di anima, soffio vitale, pneuma. Se ne parlerà con filosofi e teologi che indagheranno il significato simbolico e trascendente del respiro.
Il 3 e 4 luglio a Monteleone di Fermo e dall’11 al 18 luglio 2021 a Smerillo e Montefalcone Appennino
Programma completo prossimamente online su www.leparoledellamontagna.it