L’associazione Massenzio Arte ospita la mostra bipersonale DIES, di Alessandro D’Ercole e Tatsiana Pagliani, a cura di Federica Fabrizi
Alessandro D’Ercole, sculture, e Tatsiana Pagliani, pittrice, si confrontano sul tema del tempo scandito dai giorni della settimana. Qual è l’origine dei nomi dei giorni della settimana? Tutto ha inizio dai Babilonesi che crearono un Ordine di Venerazione Settimanale che poi, successivamente, è stato ereditato dai Romani. Gli astrologi dell’epoca credevano che i corpi celesti governassero a turno la prima ora del giorno, così decisero di associare il nome di ogni giorno al pianeta dominante nella rispettiva giornata. Nell’antichità quelli che noi oggi chiamiamo pianeti, che Tolomeo sosteneva girare intorno alla terra, erano considerati delle “stelle erranti” (la parola “pianeta” significa “errante”). Infatti per tale ragione, Dante Alighieri nella Divina Commedia adoperò la parola pianeta per indicare le stelle del nostro firmamento. Le “stelle vaganti” erano molto importanti tanto che erano dedicate agli Dei, per questa ragione ogni giorno della settimana coincide con il nome di un pianeta, a cui viene associato anche un metallo o un colore. La prima associazione “stella errante – giorno” documentata nella storia risale al 170 d.C. con l’astrologo Vettio Valente in Anthologiarum. Il calendario romano inizialmente si basava su otto giorni, riprendendo quello etrusco, poi dopo l’entrata in vigore del calendario giuliano il calendario a otto giorni cadde in disuso. Nel IV sec. d.C. con Costantino la settimana venne ridotta a sette giorni. Non solo, il cristianesimo apportò dei cambiamenti per ciò che riguarda gli ultimi due giorni della settimana: il sesto giorno dedicato a Saturno, divenne “sabato” dall’ebraico “shabbat” che significa riposo; il settimo giorno, tradizionalmente dedicato al Sole divenne il primo giorno della settimana cristiana, la “domenica” da “Domenica dies”, che letteralmente significa “giorno del Signore”. Se osserviamo la settimana pagana, vediamo non solo le divinità romane personificate nei giorni ma anche i colori dell’arcobaleno. E l’arcobaleno, già nelle antiche civiltà era simbolo dell’unione tra cielo e terra, tra il divino e l’umano, tra il mortale e l’immortale e la sottomissione dell’uomo al divino. L’arcobaleno era il simbolo della pace e della quiete oltre che essere visto come fenomeno legato al possesso di poteri magici: rappresentava il ponte che legava la sfera spirituale del mondo (il cielo – l’alto) e quella materiale (la terra – il basso).