La luna storta di FrancescoTozzi - Contro i podcast La luna storta di FrancescoTozzi - Contro i podcast
 | 

La luna storta di FrancescoTozzi – Contro i podcast

La luna storta di FrancescoTozzi - Contro i podcast La luna storta di FrancescoTozzi - Contro i podcastContro i podcast

Una volta l’appuntamento fisso era con l’antitetanica; oggi se non vai da Fazio non sei nessuno.

Dice: sì, ma adesso mica è più sulla Rai.

Non importa, quel che conta è l’imprimatur di persona degna – una volta si sarebbe detto “di uomo dabbene”; ma oggi, si sa, uomo e donna sono termini desueti che non vogliono dire più nulla; allora basta stare semplicemente sotto i riflettori, dire quattro parole apparentemente piene di buon senso per essere eletto leader temporaneo della sinistra italiana, o nuovo fenomeno della settimana – ruoli che, da qualche tempo a questa parte, pare si sovrappongano.

Sentiamo solo le altrui opinioni su altrui questioni. Perché?

Perché siamo riempiti da podcast che non fanno altro che raccontare, senza instillare mai un minimo desiderio di “uscire fuori e provare”? Perché siamo sempre messi alla prova, sottopagati, ma sempre e comunque “grati per questa opportunità”?

Cos’è, in cosa consiste un percorso artistico?

Nel produrre/comporre materiale performativo che affronti temi sensibili ai più, o tentare di instillare sentimenti forti in chi guarda (e farlo, se è possibile, con una certa coerenza)?

Penso che seguire la seconda opzione permetta la creazione di qualcosa di nuovo, originale. Permette di alzare l’asticella, o di crearne di nuove.

E penso anche che se l’arte è davvero la cosa di cui un essere umano ha bisogno, se l’arte è quella che troviamo a portata di smartphone – dove il campione della tal categoria ti racconta la sua storia dicendoti sempre e comunque che “è fantastico essere qua con il tal conduttore”, nel suo garage, nel suo studio, nel suo cesso, a dire cose di una banalità sconcertante o comunque di un tenore molto vicino al pettegolezzo, o comunque cose che, santo Dio, esistono delle cose che si chiamano biblioteche, davvero avete bisogno di infilarvi nelle orecchie H24 delle cuffiette per sentire l’ennesima lezione altrui sulla battaglia di Waterloo o sulla vita?

Perché non vivere e basta, santo Dio?

Perché non andare a caccia di una meravigliosa ossessione e farla propria?

In questo tempo dove, per dirla con Stendhal, “i costumi sono molto liberi ma passione poca”, i grandi assenti sono il corpo e le proprie sensazioni concrete.

Prevalgono cose che non fanno male a nessuno, nemmeno a chi se lo meriterebbe.

Autore

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *