La luna storta di Francesco Tozzi – Un uomo è quello che fa
Un uomo è quello che fa
Per la tradizione umanistica un Uomo è quello che fa: le sue azioni lo definiscono, tracciano il sentiero della sua vita, e le scelte che compie lo rivelano ai propri simili.
In arte poi, tale regola è non solo implicita ma inevitabile: la qualità di un qualsiasi gesto di teatrante deriva dalle scelte che l’artista decide di prendere, facendo leva sulla propria esperienza di essere umano o tentando sortite improvvise, affidandosi all’istinto.
E il gesto di Elio Germano, allora?
Quel pugno (destro), levato in segno di saluto ai “cari compagni” alla presentazione del film sulla vita di Berlinguer?
È un gesto da uomo, senza dubbio. Poco c’azzecca col contesto, va detto, ma chi siamo noi per giudicare?
Gli è però, che se un Uomo è quello che fa, e un artista ancora di più, occorre forse distinguere i vari “campi semantici” per non confonderci e confondere, per ribadire che arte e politica non c’entrano niente, per chiarire che un Uomo è l’Uomo che è per quello che fa tutti i giorni, e non una volta ogni tanto.
Elio Germano lo conosciamo tutti: egli è quel saluto (col braccio destro): lo è per le scelte che ha fatto, lo è per quello che ha sempre dichiarato, lo è perché non potrebbe fare altrimenti e di questo, poco ma sicuro, gliene siamo e gliene saremo sempre grati; ma non confondiamo i campi.
Politica e arte sono due cose ben distinte. Lo sapeva bene quel mostro di bravura (a cui Germano, guarda caso, è stato più volte paragonato) che era Gian Maria Volontè.
Lo abbiamo mai visto, per caso, con il pugno alzato? Assolutamente no.
Egli portava la sua battaglia sui set, alle premiazioni, nei contesti ufficiali, col semplice suo essere costantemente contro.
Per cui molto di più contò, a mio parere, quella risposta data a Pippo Baudo in occasione del Leone d’oro alla carriera, nel 1993.
Baudo: …la tua genialità, il tuo talento, il tuo impegno costante e continuo…
Silenzio, Volontè prende il microfono, guarda Baudo negli occhi, secondi interminabili.
Volontè: Bene. Se la pensi così…
Vorremmo quindi, al netto del fatto che un Uomo è quello che fa, delle alternative. I gesti si scrivono sull’acqua del resto.
Chiudo con un’altra citazione colta da Blitz del 1983:
Volontè: Ma perché, adesso qui non si vuole più cambiare?
Gianni Minà: […] pare che non ci sia più il coraggio di tutto questo. C’è questo coraggio?
Volontè: …Non lo so. C’è?