La luna storta di Francesco Tozzi – Porta in Moma a casa tua
Porta in Moma a casa tua
Una pubblicità mi ha esorta a portare il MOMA a casa mia.
Ora, io al MOMA non ho voglia di andare, figurarsi quanto possa desiderare portarmelo a casa.
A casa vorrei portarmi ciò che voglio; soprattutto vorrei che qualcuno mi esortasse a fare cose senza secondi fini economici.
Una mission impossible, lo so.
In questo caso allora, ciò che ci differenzia da queste subdole macchinette (di cui peraltro non sappiamo niente, o quasi) è il discernimento e la capacità di scelta, ma non solo: è la probabilità che le nostre scelte non siano condivise dagli altri o, risultando confondenti, sbagliate, non ci favoriscano.
Questo credo sia un tema molto importante.
Quando si esorta a “restare umani”, in qualche modo, si tenta di ricordare la nostra fallibilità: la nostra condizione di uomini e donne (singola, univoca, a volte isolata) non è punitiva, bensì incoraggiante, tutta tesa a ribadire che, per creare qualsiasi cosa che voglia chiamarsi originale, bella, nuova, il patto non scritto con la vita prevede che non possiamo controllare tutto e che, forse, falliremo nei nostri intenti.
Dico così perché oggi si tende a raccontare solo storie di successo; ma i suicidi sono aumentati.
Perché?
Forse perché quando il nostro obiettivo può essere solo quello di riuscire, vincere, “raggiungere l’obiettivo”, a un certo punto, non ci riconosciamo più, ci perdiamo, abdichiamo a un atteggiamento meccanico.
La soluzione? Non occorre ritirarsi in un convento o in qualsiasi altro romito; dobbiamo cambiare mentalità; inserire nei nostri piani la voce “sconfitta, contrattempo, imprevisto”, fare un bel respiro e cominciare il nostro lavoro.
Perché sono millenni che le cose vanno bene e/o male; ma non è togliendo dalla foto o coprendo il membro antipatico della compagnia che cambierà qualcosa.
A casa dobbiamo portarci tutto, non solo il MOMA, perché tutto serve.
Ah, ovviamente senza pagare.