La luna storta di Francesco Tozzi – il Patriota
il Patriota
La questione su chi sia più patriota tra uno dei tanti manifestanti di Bologna e quelli di CasaPound meriterebbe di finire “tra Sophia Loren e le tombe etrusche” come disse quello, ma se proprio ne vogliamo parlare…
Oggi come oggi, innanzitutto, chi è “un patriota”? Non sarà che la ricerca stessa di questa figura (o delle sue eventuali sovrapposizioni) sia un tentativo da accomunare alla riconquista dell’Etiopia o al rifacimento dell’Unità d’Italia? Non capisco come mai chiunque voglia convincermi delle sue idee, debba dirmi anzitutto che “è una brava persona” o di avere un passato irreprensibile.
Che mi frega? (Cioè: che mi frega se poi quello si dimostra un incapace, una persona su cui non si può fare affidamento?).
I partigiani erano briganti, gente che non era andata a fare il militare o che comunque si dava alla macchia perché in quello Stato che c’era all’epoca non si riconosceva e, RISCHIANDO LA VITA O PERDENDOLA proprio, ha tentato di combattere contro un certo status quo.
Quelli che CasaPound definisce “i nostri avi”, pure loro venivano chiamavano briganti: era gente che, in maggioranza, pensava: “esiste solo un’idea di Stato: quello senza sovversivi o un pensiero politico e diverso dal nostro”. Erano così convinti di questo, che fecero di tutto per sopravvivere, persino uccidere, torturare, violentare quelli della parte opposta.
Ora, a scuola la storia si ferma qui; ma in realtà tutti noi sappiamo bene che altrettante violenze (gratuite o meno), abusi, stupri, avvennero all’indomani del 25 Aprile.
“C’era il risentimento, c’era la guerra”. Certo. Però perché nessuno (o quasi) racconta che, in un dato clima di conflitto mondiale e civile, uomini di diversi colori e ideologie compirono atti immondi, indegni, che gettano fango su entrambe le barricate? Perché, mi chiedo, a tutt’oggi persiste questo clima da “c’erano una volta i buoni e i cattivi?”.
Me lo chiedo perché, giorni fa, mentre facevo colazione in un bar, una signora si stupiva guardando la storia Instagram di sua nipote che augurava morte violenta a dei manifestanti della parte (evidentemente) opposta alla sua: “una ragazza così per bene, che si impegna nel sociale…”.
Pensare di avere ragione e crescere scolasticamente credendo che la Storia sia semplicemente un Risiko più che chiaro può portare a follia. Questa è la verità, signora. Il resto sono chiacchiere: l’impegno nel sociale, nel privato, la famiglia, la chiesa non servono a nulla se le fondamenta del nostro rapporto col mondo sono formate da ignoranza e ipocrisia.
L’uomo, lungo tutto l’arco della Storia ha fatto solo una cosa con certezza: ha sbagliato, ha ucciso in nome di diverse ideologie e ha giustificato qualunque atto violento con “le necessità inevitabili di un conflitto. Non dimentichiamoci però che tutte quelle persone che uccisero, compirono atti violenti, etc. dettero la vita per la Patria blablabla…”
Tombe etrusche. Sophia Loren. Punto.
A noi, frattanto, non resterà che stazionare nel nostro personalissimo giardino dei ciliegi pensando, come Trofimov, che “l’umanità va avanti…si evolve…tra dieci o quindici anni ciò che oggi ci sembra incomprensibile, irraggiungibile, sarà all’improvviso facile e alla portata di tutti. Solo bisogna lavorare…”.
Lasciamo perdere i patrioti.