La luna storta di Francesco Tozzi – Credere e Sapere La luna storta di Francesco Tozzi - Credere e Sapere
 | 

La luna storta di Francesco Tozzi – Credere e Sapere

La luna storta di Francesco Tozzi - Credere e Sapere

Credere e Sapere

Lo sapevamo tutti, lo sapevano persino le pietre che andava tutto “a schifìo”.

Niente. L’hanno voluto fare lo stesso. Ci hanno voluto ri-mettere le mani.

Eppure sarebbe bastato così poco per non commettere un altro errore.

Ste cose, poi, una volta, le faceva solo la RAI. Adesso anche Netflix. E con un budget miliardario.

Usato male, ovviamente.

Già perché, vedete: i film, una volta, costavano tanto perché una parte fondamentale del budget doveva andare alla preparazione, ai sopralluoghi, al soggettista e alla sceneggiatura. Non si poteva partire senza il materiale adeguato.

Oggi siamo tornati indietro: contano i nomi. Senza nomi non si fanno film, serie, etc.

Così, si prende Kim Rossi Stuart e gli si fa fare il Principe di Salina. Così.

Il film di Visconti? Non l’ho visto” ha dichiarato lui.

Vabbè.

Non è necessario che lo veda l’attore principale; ma i produttori, gli sceneggiatori sì, perdio!

Altrimenti assistiamo allo scempio di una trama e di un progetto (letterario) piegati alle logiche odierne. Un’opera critica diventa una specie di feuilleton romantico – realizzato con mezzi ovviamente giganteschi, di qualità – che non ci racconta nulla ma che ci mostra i muscoli, coerente con la linea narrativa dei prodotti televisivi di questi ultimi anni.

A volte mi chiedo perché certa gente faccia film, li scriva o li reciti.

Provo nostalgia per quelle domande che, oggi, non si fanno più: “Perché vuoi fare questo testo?”; “Perché hai scelto di lavorare su questo personaggio? Cosa è successo nella tua vita?”.

È in questo senso che arte e vita si equivalgono; è in questo senso che si ritrova la ragione profonda di una scelta anche anni dopo che la si è fatta. Non buttando roba sul terreno come fosse letame. Ma conoscendo (o volendo conoscere) sempre il perché di ogni singolo sì e di ogni singolo no. Pensando. Riflettendo. Non “proponendo”. Né tantomeno “provando”.

Perché bisogna smetterla di “credere” in quello che si fa. Noi dobbiamo sapere quello che stiamo facendo. E basta.

Autore

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *