La luna storta di Francesco Tozzi - Che fatica la vita da drammaturgo La luna storta di Francesco Tozzi - Che fatica la vita da drammaturgo
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La luna storta di Francesco Tozzi – Che fatica la vita da drammaturgo

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Se l’attore è la metà di niente, lo scrittore – anzi, il drammaturgo – è la metà di quella metà.

Ne volete una prova? D’accordo, ma occorre un’introduzione contestualizzante.

Cominciamo col dire che lo scrittore per la scena, sapendo di essere un “suggeritore dimesso”, assume gli atteggiamenti di un suonatore di basso: sa che è fondamentale; ma non ci ricama troppo. Anche se gli altri suoi compagni si adoperano per farsi notare, quello che conta, per lui, è che il concerto riesca bene.

Ma bisogna sempre tenersi sul “chi vive”: perché la bontà dorme sonni tranquilli; ma il cinismo, da sveglio, si diverte di più. E allora succedono cose imbarazzanti.

Vogliamo parlare dell’edonismo dichiarativo che attanaglia i nostri tempi, poi?

La gente chiacchiera perché c’ha la bocca; poi però le cose succedono, e di fronte ai fatti come si reagisce? Costernazione e mutismo indotto.

Quindi: eccoci (io e la compagnia per cui lavoro) a provare, in un teatro di una fredda provincia del nord, l’ennesima versione di un progetto cominciato anni e anni fa: grandi dichiarazioni di intenti, valori e valori umani che escono direttamente dalla bocca senza partire dal cuore ma, all’improvviso, il drammaturgo (cioè io), resta chiuso fuori dal teatro.

Per 40 minuti non un cane che mi venisse a cercare (avevo lasciato il telefono, in carica, dentro).

“Scusate eh: ma se state provando una scena che ho scritto io, dove siete quasi tutti dentro tranne me, perché non mi siete venuti a cercare?”

“Credevamo fossi al telefono”

“Alle prove? Cioè, ci conosciamo da una vita. Sono forse uno che sparisce all’improvviso e sta via per 40 minuti?”

Silenzio.

“E se mi fosse successo qualcosa?”

“Ci dispiace”.

Avete capito?

Tornando a casa ho pensato:

“È chiaro: io non servivo, non mi sono venuti a cercare. Avessi dovuto recitarla io, quella scena, figurati! Pure i pompieri chiamavano”.

Ma cosa avrei fatto, io, se fosse successo a un altro/a?

L’utilitarismo, quindi, è il grande nemico da combattere. Altro che la discriminazione e i grandi temi a essa connessi. Ieri è successo questo: uno ha appena finito di fare qualcosa per gli altri; e gli altri l’hanno usata senza nemmeno preoccuparsi di quell’uno.

Però, a parole…

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